Due esistenze davvero male assortite. E dire che entrambe venivano da… Venere!

Che gli uomini vengano da Marte e le donne da Venere, come supposto da John Gray nell’esilarante libro sui rapporti di coppia, sembra essere l’unica certezza attorno alla quale ruotano le esistenze di Provvida e Agata. L’una sognatrice in attesa di un futuro tutto da scrivere, l’altra cinica e disillusa con un passato pressoché da rimuovere. 

Di e con Stefania Pecora e Mariapia Rizzo, per la regia di Domenico Cucinotta e con la partecipazione straordinaria di Alessandra Mammoliti, Matteo Soraci, Milena Bartolone, Elvira Ghirlanda e Varvara Izotova, “Appunti di (Dis)educazione sentimentale” è una commedia al femminile che non si limita alla caricatura dei rapporti di coppia, che piuttosto dall’amore trae spunto per tessere le trame di una comunicazione indispensabile e troppo spesso bistrattata tra due strampalate coinquiline. Non basta infatti l’inessenziale del quotidiano a dribblare i più profondi malesseri dell’individuo, uomo o donna che sia. Concentrarsi sul dentifricio, su un puff cui adattarsi per non cadere o fregare il tempo sferruzzando sono rimedi inefficaci a quei mali che invece esigono parole, grida, “balletti” scomposti a esorcizzarli. 

Provvida, Ida per gli amici radioascoltatori, è una psicologa che offre consulenze notturne e tutte rigorosamente fondate su quanto letto, mai sul vissuto. Così che, nell’approssimazione dei concetti, alla radio Ida dispensi consigli parimenti approssimati. Il cortocircuito tra lei e Agata è nell’ordine delle cose. I contrari generano dapprima curiosità. Poi per un arcano disegno del destino si attraggono, fosse solo per scontrarsi. O assomigliarsi, chissà…

L’ambiente entro cui nulla accade, nulla almeno di tangibile, è il claustrofobico spazio destinato alla convivenza di due esistenze davvero male assortite. Sono divertenti scambi e buffi alterchi a scoperchiare le coscienze e, microfono acceso, a svelare un mistero inatteso e di tal portata da minare, quello sì, le vite delle due amiche. Peccato che Ida e Agata nemmeno se ne accorgono, focalizzate come sono ciascuna su se stessa, tra un rimorso e un rimpianto, tra un sogno e un incubo, tra milioni di paure e quella forza che solo le donne possiedono. 

Sold out ai Magazzini del Sale per questo spettacolo dolceamaro che, tra una schizofrenia e l’altra al femminile, non disdegna tuttavia di elargire preziosi consigli agli uomini, solo a quelli più ricettivi però. Di Ida e Agata, alle quali le due attrici hanno restituito una dimensione godibilmente umana, è pieno il mondo. E sempre si erigeranno barricate rosa innanzi a quegli “alzatori di asticella” (della meschinità, ndr) che alle donne piacciono tanto. 

Conviene or dunque sottrarsi all’amore o restarne pericolosamente invischiati? Non ai posteri e neppure agli uomini l’ardua sentenza. Ché solo una donna, in base alla personalissima soglia di sopportazione del dolore, può sapere quando è il momento di lasciare appassire i sogni e coltivare illimitatamente l’anima. 

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