Con la terza ed ultima replica soldout consecutiva, si è svolto presso la Sala Laudamo, lo spettacolo tutto al messinese della Compagnia Vaudeville Volevo essere brava! per la regia di Paride Acacia, con protagoniste otto attrici in otto prospettive diverse dell’essere donna.
Liberamente tratto dal testo “The Perfect Body” di Eve Ensler, la trasposizione si presenta come un’opera di prosa graffiata, con un linguaggio nudo e diretto, che porta in scena attraverso le giovani protagoniste con cinismo e provocazione, una riflessione sulla società di oggi e sulle dinamiche che essa scatena intorno, dentro e attraverso il corpo delle donne. Helen, Bernice, Carmen, Tiffany, Dana, Carol e Nina si raccontano a Eve provando a descrivere quell’inferno chiamato ‘corpo’. Otto monologhi, otto donne in escandescenza che vomitano sulla scena ( e sulla prima fila ! ) parole e calorie con spasmi a ritmo di brani rock firmati da Prodigy, Lou Reed e Ramones per citarne alcuni.
Tra bisturi, botulino e ripetuti tentativi di dimagrire le protagoniste proseguono nella compulsiva ricerca di una bellezza esteriore che le faccia sentire “giuste” all’interno della società, la grande dittatrice di dogmi estetici e morali. A raccontarci con otto monologhi rabbia, rancori, sacrifici, dolori e la “colpa” di non esser delle stronze magre ma delle donne “grasse” :
Gabriella Cacia ( narratrice femminista radicale), Milena Bartolone (Helen Brown, direttrice della rivista Cosmos malata di palestra sebbene 60ennne), Francesca Gambino (la ragazza grassa con la palla segregata in spa), Laura Giannone (la portoricana ), Elvira Ghirlanda (Tiffany, la ragazza sdraiata sul lettino tutta rifatta dalla chirurgia estetica), Rita Lauro (Dana La ragazzina Lesbica piena di pircing), Anna Musicò (Carol che si sottopone alla vaginoplastica), Giovanna Verdelli (Nina la ragazza dai seni grossi che si sottopone ad una riduzione).
In poco meno di un’ora, otto monologhi per narrare i propri differenti difetti delle protagoniste, con una spietata vivisezione dell’archetipico femmineo alla luce di una cultura fintamente progressista fatta di diete, bisturi, botulino, e manipolazioni più o meno invasive. Un trattato di autentica militanza femminista, argomentato con irriverenza e linguaggio diretto e sboccato.
Il merito di Paride Acacia sta soprattutto nell’aver perfettamente “ricucito” le storie e le psicosi di ciascun personaggio sulla pelle delle proprie attrici, come se ad un certo punto ciascuna di loro si strappasse di dosso la maschera da scena per enfatizzare certuni aspetti della propria personalità. Nel complesso un’ottima prova, divertente e pungente, in cui spiccano le interpretazioni di Cacia, Bartolone e Gambino. Hanno vissuto tutta la vita non per essere medico o ingegnere, volevano solamente esser brave nella società e alla Laudamo lo sono state.