Omaggio a Keith Emerson del pianista messinese Giuseppe Guerrera

Nella sala Sinopoli del teatro Vittorio Emanuele, omaggio al tastierista, pianista e compositore britannico Keith Emerson, scomparso esattamente un anno fa. Emerson si uccise durante la notte tra il 10 e l’11 marzo nella sua abitazione di Santa Monica, a Los Angeles, con un colpo alla testa. Soffriva di depressione a causa della malattia alla mano destra che ormai lo obbligava a suonare la tastiera con otto dita.
Nell’ambito della stagione concertistica organizzata dall’Accademia Filarmonica e dall’Associazione Bellini trova così spazio la musica del fondatore degli Emerson, Lake & Palmer eseguita da Giuseppe Guerrera al pianoforte e accompagnata dalla voce di Salvo Cappellano. Due giovani talenti messinesi, il primo dei quali vanta già numerosi riconoscimenti e collaborazioni prestigiose.
Giuseppe Guerrera è nipote del maestro Dino Scuderi, ex Kunsertu e Denovo, pianista, compositore e direttore d’orchestra ben noto nel panorama musicale italiano. Al suo fianco, il nipote ha accumulato esperienze in veste di tastierista e assistente al fianco di personaggi dello spettacolo, intanto occupandosi della direzione di orchestra fiati e insegnato presso la ditta Piparo di Messina.
Salvo Cappellano, attualmente leader della Tribute Band dei Deep Purple, impiega talora le proprie doti canore e talaltre quelle di chitarrista, sempre muovendosi in quel territorio musicale che l’ha affascinato sin dalla tenera età.
Insieme per l’occasione i due hanno regalato agli spettatori un po’ di quell’Emerson che amava mescolare musica classica, rock e jazz, tra i virtuosismi al piano e una pionieristica visione della reinterpretazione in chiave avanguardista. Da “Prelude to hope” a Inferno, da “Tarkus al b-side” della sigla della trasmissione Odeon “ a “Trilogy”, “Take a Pebble”, fino ad alcune “Pictures at an Exibition” di Musorgskij rivisitate in chiave rock e al pezzo boogie-woogie di Meade Lux Lewis “Honky Tonk Train Blues”, Giuseppe Guerrera si è esibito al piano palesando un inusitato talento per il genere. Un artista che si lascia trascinare dalle note, che gioca con lo strumento, che diverte e si diverte, senza tuttavia perdere di vista anche solo per un istante il rigore che richiede, a certi livelli, l’esecuzione al pianoforte.

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