Le buche di Roma considerate “una calamità”, per le baracche di Messina negato lo stato di emergenza

Il problema delle baracche a Messina assume sempre più contorni politici. Durante l’iter dell’approvazione della finanziaria, non può passare inosservata l’approvazione di svariati milioni di euro per riparare le buche di Roma e, sempre per lo stesso problema, interverrà Esercito, come avviene durante le calamità naturali. A Messina, invece, il problema delle baracche, ha ricevuto un secco No dalla Protezione civile che non ha concesso lo stato di emergenza che avrebbe ridotto i tempi della burocrazia, nella quale ha sbattuto il muso il sindaco De Luca, per eliminare una vergogna che non dovrebbe esistere in una città metropolitana. In merito alla questione è intervenuto il consigliere della Terza Circoscrizione di Messina, Alessandro Cacciotto, il quale afferma: “Le buche della Capitale rappresentano un’emergenza, un caso di «pubblica calamità», come un terremoto o un’alluvione. Per questo motivo l’ultima versione del maxiemendamento della manovra, conferma l’invio dell’Esercito per riparare le strade di Roma. Il governo -prosegue Cacciotto- prevede anche risorse aggiuntive per l’emergenza romana, visto che, si legge nel sub-emendamento, è assegnata al Campidoglio «una dotazione finanziaria pari a 40 milioni di euro per l’anno 2019 e 20 milioni di euro per l’anno 2020 per interventi di ripristino straordinario della piattaforma stradale della grande viabilità». Ovvero: 60 milioni. A cui vanno aggiunti 5 milioni ogni anno per i mezzi”. Premesso che se le buche sono considerate una emergenza, anche Messina e tante città del Sud Italia dovrebbero essere destinatarie di mezzi e risorse. Sarebbe il caso che il “governo dell’onestà” non favorisse le amministrazioni “amiche” e cominciasse a pensare ai problemi su tutto il territorio nazionale. Cacciotto, in conclusione, alla luce di tali circosstanze emerse, chiese al Sindaco De Luca, al Presidente della Regione siciliana Musumeci e all’Anci di riproporre la richiesta di stato di emergenza, con la speranza che, stavolta, si possa ricevere una risposta affermativa.

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