Boom dell’uso dei voucher lavoro. I buoni hanno aumentato il precariato e gli infortuni sul lavoro

In Italia sempre più persone vengono pagate in voucher anche per retribuire il lavoro continuativo. Un boom grazie al Jobs Act che ne  ha semplificato di molto l’uso in quanto non sono previsti controlli né limiti. Basta andare dal tabaccaio, o in un ufficio postale e con 10 euro, comprensivi di assicurazione e versamento previdenziale, ti compri le prestazioni che ti servono, non regolamentate da un contratto poiché svolte in modo occasionale o discontinuo. Mentre il prestatore ne incassa 7,50. Si chiama buono lavoro, in mano il datore ha un voucher ed un’infinita possibilità di giostrarsi la prestazione d’opera di una colf, un lavapiatti, un muratore, un operaio, un pony express, un addetto alle pulizie o di lavoretti più assortiti.

Con i voucher non si può accedere alle misure di sostegno al reddito in caso di disoccupazione, malattia, maternità. Com’è evidente, i buoni sono pensati per classi che devono entrare nel mercato del lavoro, che ne sono uscite naturalmente o forzosamente e comunque, in generale, categorie deboli. E’ notizia di questi giorni che l’Inail si è accorta che gli infortuni sul lavoro sono triplicati per i lavoratori che vengono retribuiti con i voucher (nel 2012 erano 436, nel 2014 erano 1400).

 

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