Stato di crisi del mondo agricolo, l’allarme di Confagricoltura Messina

Confagricoltura Messina auspica un tavolo di crisi del mercato agricolo ad ogni livello istituzionale

Ieri presso il Palazzo del Governo, il Commissario Francesco Morabito e il Direttore Giuseppe Natoli di Confagricoltura Messina hanno incontrato il Prefetto di Messina, Cosima Di Stani, per rappresentare le difficoltà che stanno gradualmente portando al collasso l’economia agricola territoriale.

Il Prefetto Di Stani ha manifestato il suo impegno nel rendersi portavoce a livello regionale e nazionale delle problematiche insistenti nel settore agricolo.

Danni climatici, disagi economici, lentezza burocratica: questi i punti salienti.

Calamità naturali, frutto del cambiamento climatico, come la siccità o le piogge torrenziali nei mesi estivi

È noto come il dissesto idrogeologico gravi sul rendimento naturale, ma lo scorso anno è da ritenersi tappa di un percorso senza ritorno, registrando un conto interamente a debito per innumerevoli aziende.

La prima concausa che viene in mente, ma solo perché verificatasi di recente e per l’impatto sui mass media è il ciclone “Nino”, abbattendosi con piogge a carattere di rovescio e violente raffiche di vento sull’intera provincia messinese nella seconda metà del mese di maggio, distruggendo semine di ortaggi, interi alveari pronti per la vicina smielatura, noccioleti e tralci di vigneti, anch’essi portanti la fruttificazione.

L’elenco dei danni vuole portare l’attenzione sul fatto che non tutte le aziende, in particolare quelle piccole a conduzione familiare, hanno ripristinato lo status quo, non potendo sostenere doppie spese e, soprattutto, invertire il ciclo naturale delle colture. Si tratta di danni non rimediabili in vista anche del fatto che, comunque, gli agricoltori hanno dovuto sopportare le spese necessarie per rendere di nuovo coltivabili i terreni alluvionati e franati, non tralasciando i danni alle strutture causati dalle raffiche di vento.

Sono in sofferenza tutti i comparti: ortofrutta, viticolo, cerealicolo, olivicolo, frutta a guscio, zootecnia a causa di alti costi di produzione, di trasporto, di gestione e di manodopera, aggravati dalle guerre scoppiate in reti di scambio nevralgici, così degradando le potenzialità competitive identitarie.

Di nuovo l’IRPEF sui terreni agricoli dal 2024.

Non trascurando che la Legge di Bilancio 2024 ha riapplicato l’Irpef sui redditi dominicali e agrari.

Il disagio scaturito in proteste a larga scala è motivo di abbandono dei fondi e dei piccoli borghi con ricadute di ordine socio-economico e dal profilo delle tradizioni agro-territoriali.

È rilevare che, di contro agli agrumi della Piana del Longano lasciati ammuffire, si preferiscono prodotti di scarsa qualità, dovuti ai bassi costi di produzione e di manodopera sfruttata e sottopagata, ma contenenti sostanze e pesticidi proibiti.

Ciò si ripete per l’olio, considerato l’alto costo sopportato dai produttori olivicoli del comprensorio messinese per la raccolta, la potatura e il mancato ammodernamento degli impianti, per il miele, per i prodotti orto-frutticoli grandemente vessati da nuovi patogeni dovuti al cambio climatico, così aumentando le spese di gestione per una salubre e biologica prevenzione.

Poi regole sanitarie costose perversano nel comparto zootecnico, di certo non aiutato da tempestive e concrete, non solo programmate, opere di scerbatura dei terreni e decespugliamenti di terreni incolti per favorire un legittimo pascolo estensivo, scongiurando incendi devastanti quanto le alluvioni.

Si rivendica un’amministrazione pubblica veloce ed efficiente.

Si soffrono le conseguenze di problematiche inerenti la gestione burocratica, chiedendo lo snellimento nella soluzione di pratiche presso gli Ispettorati agrari e l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, facendo sì che anche le aziende agricole messinesi possano essere partecipi attivi dell’innovazione digitale.

Inoltre, le spettanze delle aziende agricole da parte di AGEA risultano in alcuni casi tanto tardive da costringere l’imprenditore agricolo a non potere contare su questo aiuto utile alla retribuzione degli operai e ad assicurare un DURC positivo, così rischiando ulteriori indebitamenti non costruttivi a progetti sostenibili.

Altra materia difficile di perimetro agricolo riguarda i consorzi di bonifica, confidando in una riforma opportuna, attesa da decenni.

I Commissario di Confagricoltura Messina, Francesco Morabito ha dichiarato: «Confagricoltura conosce molto in quanto, come ben sapete, è stata l’unica Organizzazione a dare voce all’imprenditoria agricola per mitigare le proposte Comunitarie in tema di PAC e di Green Deal totalmente sbagliate. In tema di PAC abbiamo da subito criticato un’impostazione che contrariamente alle logiche d’impresa rivolgeva lo sguardo esclusivamente a tematiche ambientali. Avevamo capito subito, in quanto Organizzazione costituita da imprenditori agricoli, che tutto ciò avrebbe indebolito un settore che, ironia della sorte, è sempre più strategico e fondamentale rispetto alle crisi internazionali in atto.

Già due anni fa, eravamo gli unici in particolare sulla PAC a criticare un’impostazione che chiedeva agli agricoltori di produrre meno e con una serie di norme che anziché semplificare avrebbero addirittura incrementato la burocrazia, o a imporre misure che anziché guardare al mercato ed alla gestione del rischio, avrebbero guardato solo all’ambiente.

Abbiamo lottato senza soluzione di continuità su temi fondamentali che toccano la continuità aziendale quali Agricoltura 4.0, la riduzione dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari, la legge di restaurazione della natura, le emissioni degli allevamenti, i danni della fauna selvatica, l’acqua, il Nutriscore e il Packaging.

Tutte battaglie su cui si sono raggiunti importanti risultati e che ci hanno consentito e ci consentono di dare costanti segnali di un’Organizzazione indissolubilmente legata e orientata alle esigenze e alla tutela delle nostre imprese, ma si deve ottenere di più, questo è indubbio.»

Si auspica un tavolo di crisi del mercato agricolo ad ogni livello istituzionale, provinciale, regionale, ma anche a livello nazionale ed europeo, sui temi più caldi per trovare le giuste soluzioni: dalla PAC, alla manodopera, alla gestione del rischio, ai settori in crisi e agli aspetti fiscali.

Un tavolo permanente, che possa seguire l’andamento del settore agricolo e affrontare le criticità, aperto ai soggetti istituzionali e ad una rappresentanza di aziende diversificate per comparti, perché reali conoscitori delle problematiche agricole.

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