Scoperti locali a luci rosse a Capo d’Orlando, due persone arrestate una ricercata

In manette per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione sono finiti il 33enne Mauro Abbadessa e il 47enne Daniele Galano. Una terza persona risulta ancora ricercata.

Gli arresti scaturiscono dalle indagini su Associazioni culturali senza scopo di lucro, che per i Carabinieri erano di fatto attività commerciali destinate ad essere adibite a night club, nei quali, con intimidazioni, minacce e violenze, costringevano le ragazze a prostituirsi. Una di questa si chiamava “Lady Hairon” finalizzata a promuovere “l’organizzazione di manifestazioni e incontri con lo scopo precipuo di migliorare le comunicazioni sociali in modo libero e nell’assoluto rispetto della sensibilità altrui”. I militari hanno scoperto che avrebbero gestito, di fatto, nel centro di Capo d’Orlando un vero e proprio locale notturno all’interno del quale venivano consumati rapporti sessuali a pagamento tra le ragazze, reclutate dagli indagati ed usate come oggetto, ed i clienti.

Le donne, formalmente registrate come socie dell’associazione privata, di fatto sarebbero state vere e proprie lavoratrici retribuite con importo fisso giornaliero e, in base agli accordi raggiunti, con quota a percentuale sulle prestazioni extra, consistenti dal semplice intrattenimento del cliente con consumazione di bevande ai servizi sessuali richiesti, che i gestori concordavano con i clienti. I rapporti sessuali venivano consumati nei privé allestiti all’interno del locale notturno oppure all’esterno, previo pagamento ai profittatori della tariffa pattuita. Gli arrestati, insieme all’atto sessuale, potevano procurare, a chi lo richiedesse, anche sostanza stupefacente dietro pagamento di un surplus sul servizio offerto.

I Carabinieri durante le indagini hanno evidenziato come sui social apparivano immagini dai contenuti espliciti, richiami sessuali ed erotici con fotografie di donne svestite in atteggiamenti decisamente provocanti. Le investigazioni svolte dai militari, supportate da attività di intercettazione, hanno consentito di acquisire elementi probanti a carico degli indagati. Nel corso delle attività, infatti, sarebbero emerse chiare ed inconfutabili prove che documentavano le condotte poste in essere dagli indagati.

Le indagini avrebbero evidenziato anche episodi di particolare crudeltà, violenza ed aggressività usata dagli indagati nei confronti di alcune ragazze. Le vessazioni inflitte dagli aguzzini erano finalizzate a costringere le donne a prostituirsi, creando nei loro confronti un stato di perenne intimidazione e soggezione, che le induceva a non ribellarsi al volere dei “protettori” per paura di ritorsioni. Le giovani, infatti, per gli inquirenti erano sottoposte a stringente controllo anche fuori degli orari di lavoro, limitazioni della libertà personale, violenze fisiche e psicologiche, fino al sequestro dei documenti di riconoscimento per impedire la fuga.

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