La cultura, le tradizioni, la storia, sono indubbiamente l’identikit di una città, di una comunità. Con l’inizio dell’estate, soprattutto, il pensiero torna decisamente alle “icone”della nostra Messina: Vara e Giganti (ma non solo). Per quale motivo nasconderli? Per quasi un anno intero all’interno di depositi e far fare loro solo una timida apparizione ad agosto? Perché non farci un museo?
Non è la prima volta che l’associazione Radici interviene sulla questione, pur riconoscendo che l’idea nasce dall’Architetto Nino Principato già nei primi anni ’90 ma ad oggi nessuna Amministrazione ha accolto l’invito.
I consiglieri circoscrizionali e comunale nonché fondatori di Radici, Alessandro Cacciotto, Maurizio Di Gregorio e Libero Gioveni sottolineano l’importanza che il “Museo delle Machine Festive” avrebbe per diverse ragioni: si avrebbe la possibilità di esporre tutto l’anno la Vara, i Giganti, il Vascelluzzo, ilPagghiaru, le Barette, attirando cittadini e turisti.
Radici apprezza il lavoro della Commissione Cultura al Consiglio Comunale, ma serve un cambio di marcia. Urge individuare una struttura Comunale o in alternativa stipulare un accordo con Enti diversi dal Comune per individuare l’ubicazione del Museo; necessario ovviamente il reperimento di risorse.
Non solo però Museo. Il segretario di Radici, Emanuele Villari chiede che fine abbia fatto la scuola delle arti e antichi mestieri (uno dei capisaldi del programma del sindaco) che aveva a dicembre 2018 fatto il suo esordio in concomitanza con le feste Natalizie e apprezzata negli intenti dall’Associazione. Villari infatti ritiene di fondamentale importanza che la città abbia e si alimenti di una memoria storica.
Sarebbe importante che al di là delle emergenze giornaliere, che indubbiamente hanno la priorità, si costruisse un percorso politico culturale e storico che darebbe nuova linfa a Messina.