Ponte sullo Stretto, Messina giochi anche l’ultima carta che si vinca o si perda

Sembrava appartenere al passato, eppure l’annosa questione del “Ponte sullo Stretto” ha riacquistato vigore da quando il premier Renzi si è pubblicamente prefissato di strappare dall’isolamento Calabria e Sicilia, dotandole di un colosso per la cui realizzazione occorrerebbero ben centomila braccia da lavoro. L’infrastruttura in questione sarebbe posta in atto a completamento del corridoio ferroviario “Napoli-Palermo”, entro cui già a dicembre risulterebbe ultimata la “Salerno-Reggio Calabria”.

Ai blocchi di partenza, come non fosse irto di ostacoli e quanto mai farraginoso l’iter, anche l’Anas, la proprietaria della società Stretto di Messina, a nome della quale il presidente Gianni Vittorio Armani sottolinea all’Ansa come il progetto si sposi con lo sviluppo dell’alta velocità nel Mezzogiorno e il conseguente recupero del gap infrastrutturale tra Nord e Sud d’Italia.

Quasi una sfida, insomma, quella del presidente del Consiglio, cui certo non sono mancati coraggio e determinazione nel portare avanti idee impopolari e fin troppo audaci riforme. E a sentirlo parlare di banda larga, gigabyte society, alta velocità sembra quasi di rivivere i tempi del Futurismo più delirante, quello senza mezzi termini e con i mezzi sempre giustificati dal fine.

Immediate, come era prevedibile, le repliche.

Laura Boldrini anteporrebbe al colosso sullo Stretto la messa in sicurezza d’un territorio, sismico peraltro, che frana da ogni parte. Beppe Grillo, che del fair play non ha mai fatto la sua carta vincente, si è espresso in merito alla questione sul proprio blog, apostrofando Renzi “menomato morale” per il sol fatto di voler realizzare opere inutili e assai costose con i soldi dei cittadini.

Intanto a Messina ci si divide ancora una volta. Smesse le maglie “no ponte” e indossate quelle che inneggiano alla liberazione del Tibet, il primo cittadino Renato Accorinti si era lasciato alle spalle, insieme ai più strenui nopontisti, una pratica che sembrava definitivamente archiviata. Quando giorni fa si è ripreso a parlare di “Ponte sullo Stretto” i confini tra favorevoli e contrari non sono parsi però così netti come quelli del passato. E non è merito di Renzi né demerito del sindaco pacifista, quanto semmai frutto di quella disperazione in cui versa una città tutta. Ché se si sprofonda un po’ ogni giorno e non si scorge luce in lontananza che ben venga finanche un mostro di cemento a ridare speranza. Ché si giochi anche l’ultima carta. Ché si vinca o si perda. Ché non si sa mai se preferire una Messina inerte e rinunciataria o una Messina che rischi tutto e disperatamente provi a risalire.

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