“Operazione Dominio”, inferto un duro colpo al clan Mangialupi, ecco chi sono gli arrestati

Nella rete degli inquirenti sono finite figure note e meno note, protagonisti da anni della storia che lega la mafia con il territorio messinese. A finire in manette Domenico La Valle, Paolo De Domenico, Francesco Laganà, Antonino Scimone, Alfredo Trovato, Salvatore Trovato e Giovanni Megna, tutti appartenenti al clan “Mangialupi”, operante nella zona sud di Messina. Altre quattordici persone sono state arrestate per reati quali traffico di stupefacenti, estorsione, furti, rapine e detenzione illegale di armi.

Per gli inquirenti la figura cardine dell’indagine sarebbe Domenico La Valle, titolare di un’attività commerciale nel quartiere a ridosso dello stadio di calcio “G.Celeste”, che è stato coinvolto sin dagli anni ’80 in alcuni procedimenti penali che lo indicavano come imprenditore strettamente collegato ad esponenti della nota cosca Trovato – clan “Mangialupi”, anche se lo stesso a suo tempo non è stato condannato per le ipotesi contestate.

Le complesse attività d’indagine dei finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Messina, protrattesi per due anni, hanno permesso di “leggere” e di avere una visione completa di tutte le operazioni commerciali, finanziarie ed imprenditoriali che hanno visto, negli ultimi trent’anni, al centro la figura di La Valle, contornato da taluni suoi familiari e da una fitta rete di fidati collaboratori, consentendo di delineare il ruolo apicale assunto all’interno del citato sodalizio mafioso. I finanzieri ritengono sia lui ad avere assunto il controllo pressoché esclusivo delle attività illegali della cosca, costituendone il punto di riferimento “imprenditoriale”, facendo da contraltare al ruolo “operativo” ricoperto dai fratelli Trovato.

Dalle indagini è emerso come La Valle, avvalendosi dell’apporto qualificato di uomini di sua fiducia quali Paolo De Domenico e Francesco Laganà gestisse numerose attività economiche, rappresentate da diverse società di noleggio di apparecchi da gioco e scommesse, da una sala giochi, da un distributore di carburanti, da una rivendita di generi di monopolio e come avesse la disponibilità di numerosi immobili, tutti formalmente intestati a familiari (quali la moglie Grazia Megna) e a terze persone compiacenti, tra cui Antonino Scimone, Giancarlo Mercieca e Francesco Benanti, al fine di scongiurare il rischio di essere colpito da provvedimenti giudiziari di sequestro e confisca.

Gli interessi illeciti nel lucroso settore del noleggio e della gestione di centinaia di apparecchi da gioco da parte di ditte riconducibili a La Valle, avrebbero fatto assumere nel tempo una notevole posizione nel mercato di Messina e provincia, consentendogli di accumulare ingenti somme di denaro “in nero”, messe a disposizione della cosca di appartenenza per le più disparate finalità illecite. In proposito, le Fiamme Gialle durante le investigazioni hanno sequestrato 159 di tali macchine e 369 schede elettroniche, la metà delle quali, a seguito di perizie effettuate da consulente tecnico della Procura, sono risultate essere state alterate per ridurre le probabilità di vincita.

L’ufficio all’interno del distributore di carburante posto nelle immediate adiacenze del bar di proprietà, per gli inquirenti costituiva una vera e propria “cassa continua” dell’organizzazione. A dimostrazione della notevole liquidità raccolta con la fiorente gestione delle attività illecite nel settore delle videoslot è significativo che nel corso di una perquisizione eseguita dalla Guardia di Finanza, all’interno di una botola ubicata nella cabina del distributore, siano stati sottoposti a sequestro oltre 140 mila euro in contanti. In tale circostanza, è stato rinvenuto anche un “libro mastro” ove erano annotati, con cadenza mensile, i guadagni, pari ad oltre 1.800.000 euro, che la cosca era riuscita ad incassare, in contanti, in circa sei anni, attraverso l’attività di noleggio di una parte degli apparecchi illegali.

In un’altra circostanza Alfredo Trovato si rivolse a Francesco Laganà chiedendogli 10.000 euro in contanti in brevissimo tempo. La consegna avvenne dopo pochi minuti previa interlocuzione con La Valle che, dopo avere chiesto a Laganà se i soldi servissero a Trovato ordinò di dare immediatamente il contante richiesto.

I finanzieri, dopo aver raccolto numerose intercettazioni ambientali e telefoniche,ritengono che la “base operativa” dell’organizzazione era costituita da un bar di proprietà, luogo ritenuto sicuro per lo svolgimento di affari illeciti, riunioni e rapporti riservati tra l’indagato e soggetti pregiudicati per reati associativi di stampo mafioso ed in materia di stupefacenti (quali i fratelli Alfredo e Salvatore Trovato e Giovanni Aspri, fratello di Benedetto – detenuto), tutti soggetti posti al vertice o comunque riconducibili storicamente al gruppo mafioso operante nel quartiere Mangialupi.

L’indagine ha ricostruito il metodo mafioso posto in essere dagli indagati nella gestione di controversie di varia natura e dei proventi illeciti, e le violente modalità con cui gli associati operavano il capillare controllo del territorio per la gestione delle attività economiche di pertinenza, territorio sottoposto ad un incondizionato “dominio” (da qui il nome dell’operazione). Significativi sono risultati alcuni episodi:

In un caso è stato appurato come, una volta acquisito il controllo delle zone di influenza mediante l’installazione di videoslot in svariati locali della città e della provincia, il gruppo si sia preoccupato di garantire che nessuno interferisse con le attività di gioco e scommesse. Presso alcuni esercizi commerciali ove erano installati propri apparecchi, ignoti si erano introdotti nei locali al fine di scassinare le macchine ed impossessarsi del denaro al loro interno. L’attività investigativa avrebbe consentito di accertare come Domenico La Valle, insieme ad Alfredo e Salvatore Trovato, con la complicità di Francesco Laganà, Antonino Scimone e Paolo De Domenico, facendo leva sulla forza intimidatrice e sulla conseguente condizione di assoggettamento, fosse riuscito agevolmente ad individuare gli autori materiali dei delitti e a farsi restituire, in breve tempo, i proventi dei furti.

In un secondo caso la violenza e la caratura criminale degli indagati, e la loro volontà di ribadire la propria egemonia nel settore del gioco d’azzardo rafforzando il “prestigio” dell’organizzazione, si sarebbero manifestati in occasione di un brutale pestaggio posto nei confronti di un extracomunitario, colpevole solo di avere conseguito una consistente vincita giocando con le macchinette riconducibili al clan che, in conseguenza di ciò, stava perdendo del denaro.

In un terzo caso è stata registrata una conversazione tra Domenico La Valle, Alfredo Trovato e Giovanni Aspri nel corso della quale i primi due, al fine di vendicare un torto subito da Aspri, lo avrebbero  invitato più volte, in modo perentorio a punire l’umiliazione ricevuta, gambizzando il soggetto che si era macchiato di tale affronto. Anche persone estraneee alla compagine criminale, che però evidentemente conoscevano la caratura ed il peso di La Valle e dei suoi sodali, si sarebbero affidati a lui per ottenere in qualche modo “giustizia”. E’ il caso di una persona che aveva subito il furto del proprio cane da caccia di valore e aveva richiesto l’intervento in “soccorso” di Domenico La Valle e di Alfredo Trovato, grazie ai quali è poi effettivamente riuscito non solo a rientrare in possesso dell’animale, ma anche ricevere le scuse dall’autore del furto.

Nel corso delle investigazioni sarebbero stati accertati anche numerosi casi di furto, di illecita detenzione di armi, nonché plurime cessioni di sostanze stupefacenti e reiterate violazioni della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, attraverso la cui ricostruzione ha consentito l’arresto anche di Alberto Alleruzzo, Francesco Alleruzzo, Angelo Aspri, Giovanni Aspri, Carmelo Bombaci, Nunzio Corridore, Santo Corridore, Francesco Crupi, Domenico Galtieri, Giuseppe Giunta, Daniele Mazza, Francesco Russo, Gaetano Russo e Mario Schepisi.

A seguito dell’accurata ricostruzione patrimoniale degli interessi imprenditoriali di La Valle, contestualmente all’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, sono stati apposti i sigilli a tre società operanti nel settore del noleggio di centinaia di apparecchiature da gioco e scommesse, a diciotto immobili, tra cui una lussuosa villa con piscina ubicata nella zona tirrenica ed un prestigioso appartamento con attico a Messina, a una rivendita di generi di monopolio e ad un’imbarcazione tipo gommone, per un valore complessivo di dieci milioni di euro.

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