È stata presentata oggi, nell’aula “G.Silvestri” del dipartimento di Giurisprudenza di Messina, l’Associazione Universitaria S.U.D. (Studenti Universitari Democratici). Nel corso della conferenza sono intervenuti il presidente Andrea Migliardo, i due vicepresidenti, Alberto Arbuse e Kevin Bonasera, il tesoriere dell’associazione, Luigi Micali, e ancora Antonio Palmisciano a Carlo Ferraù, rispettivamente segretario e consigliere dell’associazione. Nello sviluppo dei vari interventi, è emersa la volontà da parte dell’associazione di operare non solo all’interno del contesto universitario, indirizzando l’impegno verso il tessuto socio-culturale della città di Messina, “attraverso la creazione di una solida rete di relazioni tra tutti quei giovani che avvertono la voglia di assumersi la responsabilità fondamentale per contribuire ad un processo di cambiamento tangibile e davvero sostenibile”.
Tra gli obiettivi annunciati durante l’incontro dagli esponenti dell’associazione c’è la costruzione di un processo di relazione costante, da consolidare negli anni, tra il mondo universitario e quello scolastico, “un ponte solido che sia il più possibile inclusivo”. I relatori presenti, dopo aver preannunciato l’avvio di una serie di progetti rivolti al mondo dello sport, della cultura e dell’innovazione, hanno esplicitato i motivi della scelta di un acronimo che esprime un forte richiamo identitario connesso al Mezzogiorno italiano, “la parte più lenta di un paese che viaggia a due velocità e che è vittima della miopia emersa, con continuità, in decenni di politiche che non hanno prodotto il tanto sbandierato sviluppo del Sud Italia”.
“S.U.D. – è stato sottolineato nel corso della conferenza – nasce da un interrogativo: cosa ne sarà degli studenti meridionali dopo il completamento del percorso di studi? Un interrogativo – hanno evidenziato i membri dell’associazione – che si porta dietro una serie d’incognite che ci spingono ad avvertire la necessità di espandere il nostro campo di azione, perché il nostro target di riferimento non è lo studente, ma il cittadino-studente, che in ragione del proprio status deve assumersi responsabilità chiare, non solo all’interno, ma anche all’esterno della dimensione universitaria. Vogliamo affermare la nostra identità e provare a contribuire alla realizzazione di un percorso finalizzato alla costruzione di quello che oggi appare quasi un sogno: ritrovarci nelle condizioni di scegliere se poterci garantire un futuro nel posto in cui siamo nati, a casa nostra”.