Lo aveva conosciuto quando, a causa di una patologia, si era dovuta sottoporre a delle cure mediche. Scocca l’amore e con lui intraprende una relazione sentimentale fatta di tenerezze, di premure, fino a quando una ingiustificata e morbosa gelosia prevale su quella serenità apparente. Iniziano le insinuazioni, le proibizioni, i controlli e con loro l’esasperazione che fa maturare nella donna la consapevolezza di dover porre fine a quella forma di amore malato. Una decisione che l’uomo non accetta arrivando addirittura a minacciarla, non prima di averla strattonata, con un grosso coltello facendole temere per la propria vita al punto da costringerla ad assecondarlo.
L’intento di lasciare il suo carnefice è più forte ma altrettanto forte è la presenza ingombrante di quell’uomo che non accetta la fine della loro storia. La segue, la insulta, la prega di ritornare insieme, contatta persone a lei vicine per diffamarla accusandola di avere rapporti sessuali con altro individuo. La donna prostrata ed angosciata vive nella paura di incontrarlo cosa che purtroppo accade spesso e che addirittura, in un caso, la costringe a richiedere l’intervento dei medici del pronto soccorso tanto è lo stato di agitazione.
Anche recarsi al supermercato per rimpinguare la dispensa è complicato perché lui potrebbe essere lì pronto a passare all’attacco come quando una mattina con i sacchi della spesa sale in macchina e se lo vede piombare come una furia sullo sportello lato passeggero che tenta di aprire invano perché lei terrorizzata ha la forza di mettere in moto e partire. Da lì la decisione di denunciare e l’inizio di un’attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Messina coordinata dalla locale Procura della Repubblica.
Gli elementi raccolti ed i riscontri a quanto riferito dalla donna evidenzieranno la pericolosità del medico delle condotte sopra descritte ed il rischio concreto ed attuale di recidiva. Per questo i poliziotti hanno eseguito l’ordinanza, emessa dal Gip del Tribunale di Messina, di applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento al luogo di dimora, di lavoro e ad ogni altro frequentato dalla persona offesa dalla quale dovrà comunque mantenere una distanza non inferiore a 300 metri.