Mohamed Mazouz, marocchino incensurato di 42 anni senza fissa dimora, è stato fermato per il reato di tentato omicidio ai danni di Rachid El Quahdani, marocchino con piccoli precedenti di 31 anni, anch’egli senza fissa dimora, accoltellato alla gola intorno alle 22.30 all’interno del cantiere polifunzionale di Maregrosso.
Quella sera, le urla provenienti dalla struttura in disuso hanno indotto alcuni residenti del posto a chiamare il 112 e, al loro arrivo, le pattuglie dei carabinieri intervenute hanno trovato la giovane vittima riversa, sanguinante, su uno dei materassi in cui abitualmente trovano ricovero diversi cittadini stranieri che non hanno altro posto dove andare a passare la notte.
Sul posto non c’era nessun altro, in quanto tutti i connazionali del ferito che hanno assistito all’aggressione si erano immediatamente dileguati. Le condizioni del giovane sono subito apparse molto gravi e l’immediato soccorso da parte dei sanitari del 118 ha probabilmente consentito di salvargli la vita. Trasportato in emergenza presso il Pronto Soccorso dell’ospedale Policlinico, il marocchino è stato sottoposto d’urgenza ad un delicato intervento di chirurgia vascolare e toracica per fermare la copiosa emorragia e suturare gli importanti vasi lesionati.
A destare particolare preoccupazione è stata anche la lesione della trachea, a causa della quale è affluita ai polmoni una importante quantità di sangue. Subito dopo, la giovane vittima è stata trasferita all’ospedale “Papardo”, dove si trova attualmente ricoverata in prognosi riservata presso il reparto di Rianimazione. Le sue condizioni, per quanto stabili, sono ancora molto gravi ed il pericolo di vita è tutt’ora da considerarsi concreto.
Le indagini immediatamente avviate dai carabinieri del Nucleo Operativo di Messina Sud e della Stazione di Messina Gazzi, atteso che nulla di utile è stato possibile apprendere dal marocchino accoltellato – il quale, prima di perdere conoscenza, era riuscito solo ad affermare di essere stato colpito con una forbice – si sono da subito incentrate sulla scena del crimine, sulla ricerca di eventuali testimoni e sulla ricostruzione della personalità e delle frequentazioni della vittima.
In un’area degradata ed abbandonata come quella di Maregrosso, ovviamente, gli investigatori non hanno potuto contare neanche su eventuali sistemi di videosorveglianza che avessero ripreso l’azione delittuosa o movimenti strani di persone. Ma da un accurato sopralluogo sono emersi diversi particolari rivelatisi molto importanti per le indagini. Ciò, a partire dal fatto che la struttura dove è avvenuto il fatto è adibita a “dormitorio” di stranieri senza fissa dimora e, sul posto, erano presenti numerosi effetti personali attribuibili a chi, in modo più o meno stabile, occupa i materassi che vi sono stati sistemati e, verosimilmente, era presente al momento della lite. Appariva infatti evidente come alcuni di loro si fossero dati alla fuga in tutta fretta, lasciando accanto al proprio posto letto quelle cose che normalmente portano al seguito, quali telefoni cellulari, agendine con appunti manoscritti, pacchetti di sigarette, scarpe ed altri oggetti.
Lo studio delle abbondanti tracce di sangue – che sono state accuratamente repertate ed analizzate nell’eventualità che anche l’accoltellatore fosse rimasto ferito – unito al rinvenimento di alcuni effetti personali che lo stesso El Quahdani ha perso durante la colluttazione, hanno consentito di risalire con precisione alla dinamica ed al punto esatto in cui è avvenuto il ferimento. E proprio in quel punto sono stati ritrovati un telefono cellulare – che, repertato per essere sottoposto ad esame dattiloscopico, si è poi rivelato appartenere a Mazouz – ed un sigaro fumato a metà, anch’esso repertato per le successive analisi biologiche.
Nel frattempo, la serrata ed ininterrotta corsa all’identificazione ed al rintraccio di tutti gli extracomunitari che hanno dormito su quei materassi e che potevano essere presenti al cantiere al momento del ferimento – alcuni dei quali, ovvero quelli che frequentano qual sito con maggior regolarità, erano già conosciuti dai carabinieri della locale Stazione e non è stato difficile riuscire a trovarli – ha portato alla loro individuazione ed all’acquisizione di testimonianze utili a chiarire i fatti.
Dalla ricostruzione delle abitudini di vita e delle relazioni della vittima è emerso un rapporto particolare proprio con Mazouz, con il quale El Quhadani si conosceva e si frequentava da anni. Tra di loro, però, risultavano esserci – soprattutto nell’ultimo periodo – frequenti screzi per motivi di poco conto, che spesso degeneravano in vere e proprie liti anche a causa dell’abuso di sostanze alcoliche di uno dei due.
E’ così che Mohamed Mazouz, attivamente ricercato dai carabinieri fin dalla notte del ferimento, resosi probabilmente conto di essere ormai braccato e senza alcuna possibilità di fuga, nella tarda mattinata di sabato 30 luglio 2016 ha deciso di presentarsi spontaneamente dagli inquirenti. L’uomo, un bracciante agricolo occasionale senza precedenti penali, interrogato fino a tarda sera negli uffici della Stazione Carabinieri di Messina Gazzi dal Pubblico Ministero e dai militari del Nucleo Operativo di Messina Sud, ha spiegato i motivi dell’accaduto ed ha fornito la propria versione dei fatti.
Il reo confesso sarebbe stato aggredito da Rachid El Quhadani per futili motivi – che sono tuttavia ancora in corso di accertamento – ed il ferimento sarebbe scaturito dalla frenetica dinamica della colluttazione che ne è conseguita. Mazouz, resosi conto della gravità di quanto accaduto, è poi scappato per paura delle conseguenze, perdendo durante la fuga l’arma del delitto, una forbice da potatura che utilizza per la sua attività lavorativa e che non è ancora stata ritrovata.
Quando si è consegnato, l’uomo non sapeva però che le condizioni del connazionale ferito fossero ancora critiche e che il ragazzo fosse ancora in imminente pericolo di vita. In nottata, nei confronti di Mohamed Mazouz, ritenuto responsabile del reato di tentato omicidio ai danni di Rachid El Quhalani, è stato quindi eseguito il provvedimento di fermo e l’uomo, dopo le formalità di rito, è stato ristretto presso la casa circondariale di Messina Gazzi, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.