Accade a pochi chilometri dai nostri confini e ciò determina ancor maggiori spunti di riflessione circa un tema etico da sempre dibattuto: i viaggi per trovare la “dolce morte”.Uno studio che si riferisce alla Svizzera tedesca pubblicato sulle riviste “JAMA International Medicine” e”Swiss Medical Weekly”, ricercatori delle Università di Zurigo e di Ginevra hanno rilevato che in più di quattro casi su cinque i medici che hanno in cura malati terminali praticherebbero una forma di assistenza al suicidio, spesso rinunciando a misure di accanimento terapeutico.
La ricerca che riguardato 2256 casi di morti “attese” e”non improvvise”, nell’ambito di un’indagine statistica realizzata nel 2013 presso i medici curanti, ha scoperto un dato inquietante: solo nel 18% dei casi i medici non hanno preso nessuna misura che avrebbe in qualche modo potuto anticipare il decesso.