Uno dei problemi mai risolti e che attanaglia la Sicilia, riguarda la gestione dei rifiuti. Il presidente Musumeci a poche ore dal suo insediamento ha dovuto concedere l’ennesima proroga per il conferimento in discarica per evitare un’altra emergenza rifiuti. A tal proposito, CapitaleMessina ha scritto al neo presidente della Regione per ribadire il “male peggiore”, costituito dalle discariche e il “male minore”, dai termovalorizzatori. La Sicilia è indietro anni luce rispetto ad altre Regioni italiane in termini di raccolta differenziata, anche per una mancanza di impianti industriali di riciclo e riuso che rendebbero vana una eventuale percentuale maggiore di rifiuti differenziati.
La soluzione al problema, per il geologo Giovanni Randazzo e per Gianfranco Salmeri, è quella di realizzare dei termovalorizzatori, che permetterebbero di affrontare l’emergenza e bonificare l’esistente. “La realizzazione di termovalorizzatori non potrà risolvere il problema contingente ed emergenziale in tempi rapidissimi -affermano Salmeri e Randazzo-, per questo, a nostro avviso, si dovrebbe concordare una road map, articolata su un periodo di almeno 5 anni per la loro realizzazione e su alcuni punti di carattere gestionale, semplici, ma ineludibili”.
CapitaleMessina suggerisce un eventuale percorso per consentire alla Sicilia di arrivare agli standard richiesti dal governo nazionale ed uscire dalla continua e infinita emergenza rifiuti, piuttosto che sfruttarli in modo oneroso e proficuo come si fa altrove.
“Ormai da quasi vent’anni la raccolta dei rifiuti, in Sicilia e in diverse altre regioni meridionali -proseguono i rappresentanti di CapitaleMessina- è un problema che si ripercuote sulla qualità della vita dei cittadini. In questi anni si è sistematicamente invocato il ricorso alla raccolta differenziata come unica panacea di tutti i mali, non rendendosi conto che la mancanza di impianti e soprattutto quelli necessari allo smaltimento della frazione inorganica è il punto nodale della questione.
Qualsiasi posizione ideologicamente cocciuta e autoreferente -concludono Salmeri e Randazzo-, lascia spazio al mantenimento dello status quo, soprattutto non comprendendo che qualsiasi percorso verso una gestione del sistema rifiuti in Sicilia deve passare attraverso fasi graduali di infrastrutturazione dell’Isola”.