Conclusa l’inchiesta della Procura di Messina condotta dal sostituto procuratore di Messina Francesco Massara in merito alle presunte gare truccate in Lega Pro tra il 2015 e il 2016. Sono in totale trenta gli indagati tra calciatori, allenatori, tesserati e professionisti. L’indagine ruota su Arturo Di Napoli –Re Artù-, considerato a capo delle “combine”, da cui deriva anche il nome dell’indagine della procura peloritana.
Lo scorso marzo furono accesi i riflettori e vi furono numerose perquisizioni in studi professionali e abitazioni private. Gli uomini della Guardia di finanza acquisirono hanno materiale informatico che fu successivamente esaminato. Gli iscritti nel registro degli indagati erano ben quaranta. Una inchiesta, come detto, che è ruotata attorno all’ex calciatore Arturo Di Napoli, con un passato nel Napoli e nell’Inter, all’epoca dei fatti allenatore del Messina.
L’indagine riguarda quattro partite di Lega Pro del girone C, disputate dall’Acr Messina: Casertana – Messina, giocata il 21 dicembre del 2015, finita col risultato di 4 a 1; Messina – Martina Franca, giocata il 9 gennaio successivo e 3 a 0. Poi ancora, la disfatta del Messina con Benevento, ovvero il 5 a 0 subito il 16 gennaio, e l’incontro con la Paganese del 14 febbraio, sempre del 2016, finito 2 a 2.
Adesso con la chiusura dell’indagine sono scesi a trenta gli indagati. Oltre Arturo Di Napoli, figura anche il calciatore Carmine Giorgione, l’allenatore Lello Di Napoli, l’ex vicepresidente Pietro Gugliotta, l’allenatore Gianluca Grassadonia, un dentista, alcuni commercianti ed altre persone che avrebbero tratto profitti illeciti sui risultati delle partite incriminate delle quali gli scommettitori sarebbero stati a conoscenza del risultato finale.