Comunità S. Egidio: “Lanciamo appello urgente alla città e alle istituzioni”

I locali di Camaro dovranno essere lasciati perchè il Tribunale li ha restituiti ai proprietari

La Comunità di Sant’Egidio dal 2017 è impegnata nel quartiere Camaro San Paolo a sostegno dei più deboli e bisognosi. La casa delle attività è stata, sino ad oggi, un bene confiscato alla mafia. Nello specifico un ex supermercato in evidente stato di abbandono che la Comunità ha provveduto a ristrutturare e rendere fruibile ai tanti servizi erogati. Il Centro è stato intitolato a “Floribert Bwana Chui” giovane di Sant’Egidio in Congo, ucciso per essersi opposto ad un tentativo di corruzione.

Tra i servizi attivi presso il Centro ricordiamo la distribuzione di pacchi alimentari che ha raggiunto nell’ultimo anno circa 4000 persone, e che non è stata mai interrotta durante il periodo pandemico. La Scuola della Pace, con tanti giovani liceali che aiutano oltre quaranta bambini del quartiere a studiare e imparare cosa vuol dire vivere la pace ogni giorno.

Anche gli anziani hanno trovato nel Centro un luogo dove essere accolti. Un fatto significativo è stato il loro coinvolgimento nella preparazione degli aiuti che sono stati raccolti e inviati nei mesi scorsi in Ucraina.

“Senza commentare l’iter giudiziario complesso -si legge in un comunicato della Comunità-, prendiamo però atto del fatto che il bene dovrà essere restituito ai proprietari ai quali era stato confiscato, obbligandoci pertanto a trovare formule alternative per evitare di lasciare le quasi 4000 persone che vivono o sono aiutate presso il Centro prive di un così importante riferimento.

Siamo preoccupati -prosegue il comunicato- soprattutto dell’impossibilità a proseguire nei locali del Centro la distribuzione dei generi alimentari e il sostegno scolastico ai bambini conoscendo, come confermano le recentissime statistiche pubblicate negli scorsi giorni, l’elevatissimo stato di dispersione scolastica e l’emergenza alimentare che vede la Sicilia, ovvero le sue periferie urbane, detenere il triste primato europeo in quanto più povere e abbandonate.

Proprio il senso di responsabilità e il legame con la gente ma anche la difficoltà a trovare un’alternativa logistica in tempi opportuni determinati a non lasciare nel bisogno tanti a Messina -spiegano- ci hanno spinti, già dallo scorso mese di gennaio, ad iniziare un dialogo con le istituzioni cittadine, in particolare con il Prefetto e l’Amministrazione della Città, riscontrando un’attenzione che siamo fiduciosi sarà adeguata all’urgenza che un’eventuale sospensione dei numerosi servizi farà emergere”.

Infine il prof. Andrea Nucita, responsabile di Sant’Egidio a Messina: “Lancio un appello alla cittadinanza di Messina nell’aiutarci ad individuare un luogo alternativo dove poter continuare a dare risposte al bisogno della nostra città. Ho fiducia nel dialogo già intrapreso con le Istituzioni, alle quali continuo a chiedere un intervento rapido e risolutivo, ma sono convinto che, come in altre occasioni, la maturità della nostra cittadinanza farà la propria parte”.

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