Brecht rivisto da Gonciaruk, strappa applausi convinti alla Sala Laudamo di Messina

Per la prima volta a Messina, presso la Sala Laudamo è andato in scena il capolavoro di Bertolt Brecht “L’anima buona del Sezuan” con gli allievi attori della scuola sociale di teatro guidati e diretti dall’attore e regista messinese Daniele Gonciaruk.

Il regista, di padre russo e madre siciliana, ha guidato per diversi mesi un manipolo di 14 allievi attraverso la conoscenza del teatro epico dell’autore tedesco partorendo infine questa particolarissima messa in scena che ha preso corpo nella prestigiosa sala del teatro Vittorio Emanuele. Quasi una “mise en éspace”, come ha voluto definirla Gonciaruk, per sottolineare come questo allestimento sia frutto di un intenso lavoro di ricerca e di studio durato diversi mesi.

Il testo, abilmente ridotto dal regista e ben interpretato dai 14 attori in scena, è una parabola scenica composta tra il 1938 ed il 1940 con ambientazione nella Capitale semieuropeizzata del Sezuan in Cina, luogo simbolo per eccellenza dello sfruttamento degli uomini non per mano politica o militare, ma da altri uomini.

I ragazzi son riusciti a trasmettere al pubblico in un perfetto equilibrio, lo sguardo gelido e cinico del tessuto sociale. Dominano in apertura e chiusura, le esilaranti e grottesche figure dei Tre Dei, in giro per il mondo alla ricerca di anime buone e inviati nel martoriato Sezuan. Sezuan è il centro del mondo di questa favola di metafore e sdoppiamenti catapultato sul palco della Sala Laudamo.

Gli Dei finalmente incontrano Shen Te, una prostituta, che accorda loro un ricovero per la notte, grazie anche all’intercessione di Wang, l’acquaiolo, amico della ragazza. Per ricompensarla dell’ospitalità, gli Dei regalano alla ragazza mille dollari d’argento con i quali Shen te comprerà una tabaccheria e cambierà la sua vita. Tuttavia gli Dei la salutano con una promessa da mantenere: continuare a praticare la sua bontà. Ma non appena aperto il suo negozio, la povera Shen Te, si ritrova a dover affrontare uno sciame di parassiti e postulanti, di falsi e veri bisognosi e a complicare la situazione, interviene l’amore.

Sin dalle prime battute, il regista abbatte la quarta parete tra scena e sala. In un trambusto totale, gli abitanti di Sezuan con vocio e confusione invadono la sala, sorprendendo il pubblico di soppiatto. Tante saranno le scene in cui i protagonisti si ritroveranno giù a recitare.

Non è mai facile cimentarsi con un mostro sacro come Brecht, e per gli allievi è stata una prova ancor più ardua, perfettamente superata. Minimal ed essenziale la scenografia, costituita da tante casse vuote di legno del mercato e un aeroplanino sospeso in platea.

Gli attori Pina Battiato, Eleonora Cicciò, Andrea Cinturrino, Giuseppe Cinturrino, Gaetano Citto, Andrea De Francesco, Mara Giannetto, Aurora Macri, Alessandra Mancuso, Alessandro Oliveri, Rosalba Orlando, Stella Policastro, Rosario Popolo, Laura Saporito ed il regista han reso perfettamente fruibile la denuncia sociale e politica dell’opera, caratterizzando al meglio i personaggi, donando loro la giusta e mai banale leggerezza nelle quasi due ore di spettacolo. Su tutti, la protagonista Shan Te nel doppio ruolo della travagliata ragazza e del macchinoso e manipolatore cugino.

Chiosa finale agrodolce coi meritati applausi all’intera Compagnia e a Daniele Gonciaruk, il quale ha sottolineato la difficoltà in città a trovare luoghi, spazi e fondi per continuare le attività teatrali. Noi ci auguriamo – per il bene di questa città – che Gonciaruk possa continuare a far innamorare tanti ragazzi ed amanti alla magia del teatro.

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