Vullo in V Commissione: “La mafia si è infiltrata nella sanità, situazione desolante”

L’allarme sulle infiltrazioni mafiose nella sanità ci viene, più di recente, dalla Relazione annuale della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. In tale relazione si evidenzia come, nel settore della sanità, la penetrazione delle imprese mafiose “più che svolgere una azione diretta di interdizione sulla concorrenza- con sistemi intimidatori quando non violenti – punta sulla collusione dell’imprenditore mafioso con coloro che gestiscono le gare”.Si assiste quindi ad un salto di qualità della mafia che, entrando in contatto con il pubblico amministratore, eroga a costui una tangente per far si che l’imprenditore mafioso venga favorito nella acquisizione, per la propria impresa, di appalti e servizi pubblici in un determinato settore. E’ questo ciò che oggi il manager dell’Azienda Ospedaliera G. Martino Michele Vullo ha riferito alla V commissione consiliare comunale. Il fenomeno è esteso in tutta Italia e la Sicilia non è esente.

“Indagini recenti -afferma Vullo- hanno individuato una vera e propria rete di cliniche private che effettuano il servizio di emodialisi, alcune delle quali sono risultate essere gestite da prestanome e persone vicine al noto boss mafioso latitante, Matteo Messina Denaro. Emerge, in questi casi un intreccio tra associazione mafiosa, truffa ai danni del sistema sanitario nazionale e vari altri reati come il falso in atto pubblico e la corruzione; reati che inevitabilmente finiscono per vedere coinvolti imprenditori del settore sanitario, professionisti e funzionari regionali. La borghesia mafiosa, appunto”.

La mafia avrebbe acquistato, quindi, la proprietà di cliniche private che svolgono attività nefrologica, cliniche che essendo già accreditate sono destinatarie di finanziamenti pubblici (oltre un milione di euro a struttura) erogati dall’assessorato regionale alla Salute per assicurare il servizio ambulatoriale a circa cinque mila emodializzati siciliani. Un sistema perfetto per riciclare il denaro sporco.

“Io credo che in questi casi -prosegue Vullo- si dovrebbe valutare, anche sotto il profilo penale, la posizione dei vari professionisti (notai, avvocati, manager) che hanno curato queste pratiche al fine di accertare se gli stessi fossero o meno consapevoli della identità e della finalità che si proponevano coloro che a loro si erano rivolti, e sulle possibili infiltrazioni mafiose. Per avere una idea del giro di affari che la cura degli emodializzati comporta basta pensare che, in Sicilia, il 78% dei circa 5000 malati si sottopone a dialisi negli 88 centri accreditati mentre soltanto il 22% viene curato nelle 33 unità operative degli ospedali pubblici”.

Vullo parla di un quadro desolante: Spartizioni di appalti, incontri e rapporti con i boss mafiosi, collusioni con organi delle istituzioni, manipolazione di gare; il tutto con la presenza egemonica di Cosa Nostra che sceglie di volta in volta i propri interlocutori, di destra o di sinistra a seconda della convenienza e di chi in un determinato momento gestisce il potere e può quindi assicurarle illeciti e notevoli profitti; tutto ciò, spesso, a scapito della nostra salute.

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