Taormina. Operazione “Good Easter”, in manette quattro catanesi per estorsione

L’indagine, denominata “Good Easter”, ha permesso di fare luce su una serie di presunte estorsioni che sarebbero state messe in atto dai 4 indagati nei confronti di due imprenditori di Taormina, ai quali veniva imposta la consegna di alcuni automezzi esposti in vendita. In manette sono finiti Francesco Antonio Faranda di 37 anni residente a Fiumefreddo di Sicilia, ritenuto appartenente clan “Brunetto”, egemone nell’area sub-etnea nord-occidentale; Emanuele Salvatore Blanco di 43 anni residente a Fiumefreddo di Sicilia (Ct), ritenuto appartenente anch’egli al clan “brunetto”; Enzo Ferriero di 30 anni di Paternò (Ct), ritenuto elemento di spicco ed emergente nell’area Etnea”; e Carmelo Porto di 60 anni di Calatabiano (Ct), ritenuto anche per pregresse vicende giudiziarie elemento apicale del clan mafioso “Cintorino”.

I militari dell’Arma nell’attività di prevenzione hanno acquisito da fonti confidenziali la notizia che appartenenti a clan mafiosi operavano anche nel Comune di Taormina tentando di sottoporre ad estorsione attività economiche e nello specifico rivendite di autovetture. Individuate le persone offese, queste, sentite sia dai militari che dai magistrati della Procura Distrettuale Antimafia di Messina hanno con responsabilità e senso civico riferito dei tentativi di estorsione subiti.

Acquisiti i necessari riscontri in tempi celerissimi i quattro estorsori sono stati assicurati alla giustizia. Ad una delle due vittime era stata imposta la consegna di un’autovettura sotto pressanti minacce mafiose. L’imprenditore ha consegnato il veicolo a fronte del quale sono stati consegnati due assegni uno dei quali riferibile ad un conto corrente già estinto mentre l’altro riferito ad un conto corrente con un saldo negativo.

Mentre il secondo imprenditore non ha ceduto alle richieste estorsive ragion per cui è stato anche colpito con ceffoni presso il proprio esercizio commerciale. In questa ultima fattispecie l’organizzazione mafiosa ha mutato l’oggetto della richiesta che in prima istanza erano delle autovetture e richiedendo successivamente il pagamento di una somma in denaro a titolo di “pizzo”.

L’imprenditore ormai determinato non ha esitato, anche incoraggiato dall’operato dei militari a riferire immediatamente gli sviluppi agli ufficiali dell’Arma dei Carabinieri. Tutti gli arrestati sono stati trasferiti al carcere di Messina “Gazzi” in regime di isolamento in attesa di dell’interrogatorio di garanzia. La pronta azione di magistratura ed Arma dei Carabinieri ha arginato sul nascere il tentativo delle cosche mafiose di imporre il pizzo ad esercenti di attività commerciali di Taormina

Il Gip del Tribunale di Messina, Dottor Eugenio Fiorentino, concordando con le risultanze investigative dell’attivitĂ  d’indagine, ha emesso le misure cautelari  perchè gli arrestati secondo il Giudice “non hanno avuto alcuna perplessitĂ  nell’adottare l’inquietante strategia comportamentale diffusamente descritta nel comunicato al fine di piegare la volontĂ  delle vittime , sintomatica espressione di personalitĂ  allarmante e criminale”.

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