Il tribunale del riesame di Messina ha disposto la scarcerazione immediata
In merito all’operazione denominata “Kappa” su presunte scommesse clandestine, il tribunale del riesame di Messina ha deciso di scarcerare 11 dei 22 indagati utilizzando la formula “se non detenuti per altra causa.
Lo scorso 8 aprile gli agenti della Guardia di finanza avevano eseguito 22 arresti (9 in carcere e 13 ai domiciliari) per un presunto giro di scommesse clandestine a Messina.
Cancellata di fatto l’ordinanza del Gip e disposta la scarcerazione immediata di: Letterio Arcolaci, Antonino Messina, Emanuele Milia, Carmelo Salvo e Ignazio Vadalà, detenuti in carcere.
Scarcerati anche (erano ai domiciliari) Gaetano Arcolaci, Giuseppe Costa, Giuseppe De Salvo, Riccardo Lopes, Domenico Arena e Carmelo Calabrò.
Secondo l’accusa l’organizzazione aveva una parvenza legale, ma si avvaleva di piattaforme online illegali e faceva pagare gli avventori con denaro contante. Lo scommettitore avrebbe avuto accesso in dei locali dedicati attigui alle sale gioco e avrebbe avuto a disposizione un computer per accedere alle piattaforme illegali.
Gli inquirenti ritennero che l’organizzazione avrebbe reimpiegato gli ingenti profitti ricavati, grazie ai quali sarebbero stati trasferiti beni e denaro. Per l’accusa, all’interno dell’organizzazione ognuno avrebbe avuto dei compiti ben definiti: dalla gestione tecnico- informatica delle piattaforme di gioco (cd. SKIN) alla contabilità degli introiti da riconoscere agli affiliati.
Le Fiamme Gialle definirono: “Una vera organizzazione aziendale che utilizzava appellativi propri delle strutture piramidali tipicamente presenti nel settore del gioco: Master, PJ Promoter, Agente e Agenzia”.
Gli indagati avrebbero operato, inoltre, “privi delle necessarie autorizzazioni previste per i concessionari riconosciuti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Sfruttando i server collocati al di fuori del territorio nazionale”.
Secondo l’ipotesi investigativa: “I promotori dell’associazione provvedevano ad acquisire la gestione sul territorio di una nota piattaforma di gioco legale, subito diffusa nell’area messinese.
Alla clientela veniva, quindi, proposto, all’interno delle stesse sale da gioco, la possibilità di accedere a computer dedicati. In violazione della normativa, veniva precaricata una piattaforma online illecita caratterizzata dall’estensione “.com”.