Favori come far arrivare droga o far passare pizzini, fino all’avere maggiore libertà di azione tra le mura del carcere di Gazzi. Arrivano le condanne del processo di primo grado scaturito dall’operazione Alexander condotta dai carabinieri e costola dell’operazione Ricarica del 2006 che svelò il progetto per l’omicidio di Antonino Spartà, fratello del boss di Santa Lucia sopra Contesse, Giacomo. Dal carcere partivano gli ordini che venivano dati dai detenuti attraverso un telefonino o pizzini. Con l’operazione Alexander i carabinieri hanno così documentato cosa accadeva dentro le mura della casa circondariale di Messina riguardo ai favori che alcuni agenti penitenziari facevano ai detenuti del carcere di Gazzi. Favoriti in particolare gli esponenti del clan di Santa Lucia sopra Contesse. Le condanne disposte dalla I sezione penale del Tribunale: 16 anni e mezzo Maurizio Lucà, 13 anni e 4 mesi Orazio Famulari; 12 anni per Vittorio Carnazza (assolto da un’accusa); 8 anni per Stefano Celona; 6 anni per Letterio Morgana; 2 anni per Stefano Murgo (pena sospesa); 6 anni e 8 mesi per Leonardo Parisi; 6 anni e mezzo per Antonino Bonanno; 6 anni per Antonino Spartà, Carmelo Barrese e Nunzio Lascari – quest’ultimo ha incassato un’assoluzione parziale; 4 anni a Gaetano Li Mura; Giuseppe Stancampiano Pizzo, Roberto Enzo Maria Pizzino, Giovanni Bontempo, Egidio Comodo e Savatore Musumeci. Condannati a 3 anni e 2 mesi gli agenti penitenziari Salvatore Strazzeri, Domenico Pantò e Carmelo Cutropia; 3 anni e 4 mesi per i colleghi Carmelo Scilipoti dell’Arma e Francesco Giunta, assolto da una accusa; Maurizio Lucà dovrà inoltre risarcire la parte civile, l’esponente dell’antiracket Mariano Nicotra, di 30 mila euro di provvisionale, mentre i danni saranno quantificati in sede civile. Assolti Orazio Urso, Santo Antonino Rosi, Antonino Settimo.