Omicidio Sara, oggi il Gip deciderà se convalidare il fermo

Il pm ha chiesto, oltre alla convalida del fermo, anche la traduzione in carcere di Stefano Argentino

Oggi il Gip dovrà decidere se convalidare il fermo per omicidio disposto dal pm ed eseguito dai militari dell’Arma. Probabilmente Stefano Argentino si avvarrà della facoltà di non rispondere.

L’avvocato Raffaele Leone – nominato dai genitori di Stefano – la madre è una casalinga e il padre un muratore – non ha ancora deciso se accettare il mandato. “La famiglia è sconvolta”, dice. Sotto choc, annientati dal dolore i familiari della giovane vittima originaria di Misilmeri, in provincia di Palermo.

Lo zio e il fratello di Sara ieri sono andati al Policlinico, dove è stata portata la salma della studentessa e dove verrà eseguita l’autopsia. “E’ cresciuta con noi- ha detto lo zio -, era piena di sogni e voglia di vivere”.

È distrutto anche Antonino Fricano, il giovane di Bagheria che da qualche mese si era fidanzato con Sara. “Ciao amore mio, tutto questo non doveva succedere, non a noi due. Mi è stato tolto un pezzo del mio cuore”, ha scritto sui social.

All’indagine, condotta dai carabinieri in tempo record, hanno contribuito i racconti dei testimoni dell’omicidio, che hanno subito descritto l’assassino, le immagini di videosorveglianza della zona – un’area trafficata vicina allo stadio – e i racconti delle amiche di Sara.

La ragazza subiva da due anni le attenzioni moleste di Stefano che non si rassegnava a essere respinto. Le colleghe della vittima lo sapevano. E ieri Sara aveva mandato a una di loro un messaggio: “il malato mi segue”.

La 22enne non ha mai sporto denuncia, forse aveva sottovalutato il pericolo, ma Stefano era fastidioso, pronto a offendersi se non riceveva attenzioni, insistente. Chi lo conosce descrive Stefano Argentino come “un ragazzo riservato e schivo”, tifoso della Juventus e appassionato di moto.

Padre operaio e mamma casalinga, un fratello maggiore. “Siamo sgomenti”, dice il sindaco di Noto. Nessuno però, nè’ la vittima, nè le amiche, ha pensato che potesse arrivare a tanto.

Nonostante lo stalking asfissiante e continuo. Nonostante quell’appellativo, ‘il malato’, che fa capire il disagio di Sara. Un ragazzo che per il pm denota “una pericolosità non comune mostrando efferatezza e crudeltà” capace di commettere un omicidio.

“Basta, lasciami stare”, ha urlato Sara prima di essere accoltellata. Lui l’aveva seguita dal Policlinico, dove la ragazza svolgeva un tirocinio, poi probabilmente era tornato alla carica. Ne era nata una discussione violenta.

“Mentre ero in piedi in attesa dell’autobus ho sentito improvvisamente delle forti grida inizialmente dall’origine incomprensibile senza comprenderne il contenuto. – ha raccontato una testimone ai carabinieri – Subito dopo ho visto nel marciapiede di fronte una ragazza mai vista prima, provenire dalla mia destra, intenta a fuggire velocemente in preda al panico, piangendo in posizione piegata, come in evidente stato di sofferenza”.

La donna ha poi visto un ragazzo raggiungere la vittima “con un’arma da taglio in mano”, un’arma che non è ancora stata trovata. Sara perdeva sangue, stesa a terra mentre lui correva via con l’arma in mano.

I soccorsi sono intervenuti subito: Sara è morta al Policlinico poco dopo essere arrivata in ospedale.

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