L’uomo aveva nascosto la sua sieropositivitĂ alla compagna morta di Aids a 45 anni
La Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a 22 anni di reclusione per Luigi De Domenico 60 anni, noto come l’untore di Messina. E’ stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario per aver trasmesso consapevolmente il virus dell’HIV alla sua compagna, l’avvocata S. G. di 45 anni, deceduta nel 2017 a causa dell’AIDS.
Dopo un lungo iter giudiziario, la Suprema Corte ha confermato la sentenza emessa in primo grado dalla Corte d’Assise di Messina e ribadita in Appello, rigettando il ricorso presentato dalla difesa. Con questa decisione, Luigi De Domenico dovrĂ scontare la sua pena senza ulteriori possibilitĂ di appello.
Il caso: un dramma che ha scosso Messina
La vicenda risale agli anni precedenti al 2017, quando De Domenico, pur essendo a conoscenza della propria sieropositività , ha intrattenuto rapporti non protetti con S.G. senza informarla del rischio, impedendole così di accedere tempestivamente alle cure necessarie.
La donna, ignara della sua condizione, ha sviluppato la malattia, che si è aggravata nel tempo fino a condurla alla morte nel dicembre 2017. Solo dopo il decesso, grazie a un’indagine approfondita, è emerso il terribile quadro: De Domenico avrebbe deliberatamente nascosto la sua sieropositivitĂ , mettendo a rischio la salute della compagna.
Il caso è stato oggetto di grande attenzione mediatica e ha suscitato sdegno e indignazione nell’opinione pubblica. Per gli inquirenti, si è trattato di un atto consapevole e premeditato, portando all’accusa di omicidio volontario.
L’iter giudiziario: dalla condanna alla conferma definitiva
- Giugno 2023 – La Corte d’Assise di Messina emette la prima sentenza di condanna a 22 anni di reclusione per omicidio volontario, ritenendo provata la responsabilitĂ di De Domenico.
- Marzo 2024 – La Corte d’Appello conferma la condanna, respingendo le argomentazioni della difesa, che aveva tentato di ridimensionare le accuse.
- Marzo 2025 – La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, rendendo definitiva la sentenza: Luigi De Domenico sconterà la sua pena senza possibilità di ulteriori appelli.
Gli avvocati della difesa avevano cercato di sostenere che De Domenico non avesse avuto intenzione di uccidere la compagna e che la trasmissione del virus non fosse da considerarsi un atto doloso, ma la tesi non ha retto di fronte alle prove raccolte. Per i giudici, infatti, la condotta dell’imputato è stata deliberata e consapevole, configurando il reato di omicidio volontario con dolo eventuale.
Le reazioni: tra dolore e giustizia
La definitiva condanna ha suscitato forti reazioni nella comunitĂ messinese, che ha seguito con attenzione il caso sin dall’inizio. I familiari della vittima, pur devastati dal dolore, hanno espresso un senso di sollievo per l’esito del processo, vedendo nella sentenza un riconoscimento della gravitĂ dell’accaduto e un atto di giustizia per S.G.
Anche il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina, di cui S.G. faceva parte, ha commentato la sentenza, ricordando la collega come una donna brillante e appassionata della sua professione, vittima di una tragedia evitabile se solo le fosse stata data la possibilitĂ di scegliere consapevolmente.
Dall’altro lato, la difesa di De Domenico ha espresso amarezza per la sentenza, sostenendo che la condanna sia stata eccessivamente severa e basata su una ricostruzione troppo rigida delle intenzioni dell’imputato. Tuttavia, con la decisione della Cassazione, non ci sono piĂą margini per ulteriori contestazioni legali.
Un caso che segna un precedente importante
La condanna definitiva di Luigi De Domenico rappresenta uno dei casi più emblematici in Italia riguardanti la trasmissione volontaria di malattie mortali. La giustizia ha riconosciuto che nascondere una patologia grave come l’HIV, con la consapevolezza del rischio per il partner, costituisce un atto criminale punibile con il massimo rigore.