Liste d’attesa, l’Asp di Messina: “I pazienti non sono numeri”

L’Asp ritiene che la stampa abbia pubblicato articoli sensazionalistici senza valutare le circostanze

In seguito ad alcuni articoli pubblicati sulla stampa, l’Asp di Messina interviene per chiarire e, soprattutto, difendere con dati concreti e lavoro quotidiano il grande impegno di professionisti che ogni giorno mettono al centro le persone, non i numeri.

Per l’aziende sanitaria, quanto pubblicato dalla stampa, basato su letture parziali e tecnicamente errate di alcuni file pubblici, ha presentato alla cittadinanza un quadro allarmistico e fuorviante.

Sarebbe stata ignorata la complessità del lavoro svolto da chi opera quotidianamente per ridurre i tempi, migliorare l’organizzazione delle agende, garantire equità di accesso e appropriatezza prescrittiva.

Dati travisati e interpretazioni superficiali.

I numeri riportati dalla stampa – come i 122.908 accessi ambulatoriali attribuiti all’Asp per il 2024 – sono stati ricavati sommando codici prestazione da un file che non rappresenta le prestazioni effettivamente erogate.

Bensì la disponibilità teorica per la prenotazione, suddivisa per classi di priorità. La realtà per l’Asp è ben diversa: i dati ufficiali dei flussi informativi (Flussi C e M) certificano oltre 1,6 milioni di prestazioni ambulatoriali effettive, che diventano oltre 10 milioni se si includono i laboratori analisi.

E non si tratta solo di numeri. Dietro ogni riga di codice c’è una persona. Un bisogno. Una cura. Un dettaglio che sembra essere sfuggito che ha trattato i dati – e di conseguenza i pazienti – come mere quantità da sommare, senza comprenderne il contesto, la complessità o l’impatto umano.

Tra le distorsioni più gravi contenute c’è quella relativa alle urgenze sanitarie. Viene indicato il numero di 3.256 prestazioni urgenti nel primo trimestre 2025, come se fossero tutte prestazioni non eseguite o soggette a ritardo.

L’azienda sanitaria ritiene che quel numero deriva dalla sommatoria di prestazioni “prenotabili” in regime d’urgenza, non di prestazioni effettivamente richieste o prenotate in regime urgente. Quindi la ritiene una lettura fuorviante e tecnicamente scorretta.

La realtà dei fatti è che, grazie al lavoro di squadra e all’aggiornamento dei sistemi informatici di prenotazione, l’Asp monitora ogni singola urgenza in tempo reale. Alla data attuale, risultano 156 prestazioni urgenti per le quali si è verificato un superamento dei tempi massimi.

Ma anche qui, i numeri vanno letti con responsabilità: Circa il 50% dei pazienti ha contattato il Sovra CUP con ritardo, da 7 a 160 giorni dopo l’emissione dell’impegnativa. Una parte degli assistiti (almeno 10) ha rifiutato l’anticipo dell’appuntamento proposto nel piano straordinario ALA 2024.

Un’ampia quota delle prestazioni urgenti presenterebbe inappropriatezza prescrittiva, con diagnosi che non giustificano la classe U: parliamo di miopia, prevenzione oncologica, incontinenza urinaria, controlli programmati.

A questo proposito, l’Asp ha inserito nel proprio software un sistema di monitoraggio delle prescrizioni inappropriate, secondo i criteri delle linee guida RAO. Una risposta concreta, strutturale e moderna a un fenomeno che ha ricadute dirette sulla qualità e l’equità delle cure.

Per l’azienda sanitaria è inaccettabile che un’informazione generalista e poco documentata trasformi una strategia sanitaria complessa in uno slogan d’allarme.

Il lavoro del Team Liste d’attesa: organizzazione, trasparenza, presa in carico.

Dal 2024, l’Asp di Messina ha intrapreso un percorso profondo di ristrutturazione del sistema di prenotazione e gestione delle urgenze. L’Azienda ha lavorato con metodo e rigore per integrare ospedali e territorio, prendere in carico i pazienti cronici nelle agende interne e ottimizzare le prime disponibilità.

Il risultato? Un calo significativo delle prestazioni in attesa: da 21.650 nel 2024 a 12.382 nel 2025, nello stesso periodo di rilevazione. Un traguardo frutto non di slogan, ma di lavoro silenzioso, tecnico, quotidiano. Lontano dai riflettori, ma vicino ai cittadini.

La Breast Unit: curare il tumore, non solo la malattia

Ma il passaggio più grave e irrispettoso dell’articolo riguarda forse i presunti ritardi negli interventi oncologici, in particolare quelli legati al tumore al seno. La Breast Unit dell’Asp di Messina non è una catena di montaggio.

L’azienda sanitaria precisa che si tratta di un’équipe altamente specializzata che segue ogni paziente in modo personalizzato, considerando non solo la diagnosi, ma anche le terapie propedeutiche (neoadiuvanti), gli esami complessi (come il test genetico BRCA), le condizioni cliniche e persino le scelte personali, quando compatibili con il percorso terapeutico.

Parlare di “ritardi” senza contestualizzare che molte pazienti hanno richiesto – per ragioni profondamente umane – qualche giorno in più prima di affrontare un intervento demolitivo, per l’Asp significa ignorare completamente cosa significhi davvero affrontare un tumore.

Come si può ridurre tutto questo a una tabella Excel?

Il Team della Breast Unit, con appena 4 posti letto disponibili, riesce a garantire non solo cure di qualità, ma anche accoglienza, ascolto, accompagnamento. Perché dietro ogni paziente c’è una storia, non una cifra.

L’Asp di Messina respinge con fermezza un modo di fare informazione che, anziché approfondire, semplifica fino a distorcere; che anziché capire, accusa; che tratta i dati come verità assolute, dimenticando che la sanità pubblica non è fatta solo di numeri, ma di operatori sanitari, tecnici, medici e infermieri che lavorano per garantire a tutti dignità, cura e attenzione.

In conclusione, l’Azienda respinge con fermezza i contenuti allarmistici e denigratori riportati dalla stampa, ritenendoli lesivi dell’immagine non solo dell’Asp, ma dell’intera sanità provinciale.

Si riserva pertanto di intraprendere ogni opportuna azione, anche in sede legale, al fine di tutelare la propria reputazione e quella del sistema sanitario pubblico che rappresenta. Ma prima ancora, sente il dovere di dare voce a chi lavora, a chi cura, a chi aspetta, a chi combatte una malattia. Perché dietro ogni lista d’attesa c’è una persona. E questa persona merita rispetto, non sensazionalismo.

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