Gianni Amelio si racconta a Taobuk: “Nei miei film evidenzio sempre rapporto padre-figlio”

Tra gli ospiti di Taobuk, il Festival Internazionale del Libro finanziato dall’Assessorato regionale al Turismo e dal comune di Taormina, durante la serata inaugurale al Teatro antico di Taormina, c’era anche il celebre regista Gianni Amelio. Il tema di quest’anno riguarda il rapporto tra padri e figli ed il regista, originario di Catanzaro e laureatosi in filosofia presso l’UniversitĂ  di Messina, ha scambiato due battute in una intervista, sul tema del Festival internazionale raccontando anche uno spaccato della sua personale storia di vita.

Il Tema di Taobuk di quest’anno è “padri e figli”che offre diverse prospettive, qual è la sua? “Io faccio il regista e dal primo film all’ultimo ho sempre parlato di padri e di figli. Le prospettive sono tante, le ho sciorinate in trent’anni di carriera, probabilmente da domani ne troverò altre”.

Qual è la migliore ereditĂ  che possiamo ricevere e che possiamo lasciare ai nostri figli? “Le anticipo la quarta di copertina del mio prossimo romanzo che parla di padri e figli. E’ un “io” narrante che parla e dice che ci sono padri che sognano un figlio che somigli loro, io ho voluto un figlio per potergli un giorno somigliare”.

C’è un tema molto forte in Italia ed in Sicilia, quello dei migranti, lei in uno dei suoi film si è occupato di questo. Ci dice il suo pensiero sul fenomeno dei migranti? “Io mi sono occupato dei migranti nella vita non solo nel cinema. Sono figlio e nipote di un emigrante. Mio nonno è partito dalla Calabria negli anni ’30 e non è mai piĂą ritornato. Mio padre dopo la mia nascita è emigrato in Argentina per raggiungere mio nonno ed è tornato in Italia sedici anni dopo. Io sono andato da turista privilegiato perchè ero giĂ  un regista e ho presentato i film nello stesso quartiere dove mio padre aveva vissuto come, forse, i migranti di adesso vivono in Italia e in Europa”.

Quindi sì all’accoglienza e sì allo Ius Soli? “Io non ho mai avuto la possibilitĂ  di avere nemmeno una lontana e vaga somiglianza a ciò che è lo Ius Soli perchè mio padre, all’epoca, avrebbe dovuto fare, a me e mia madre, il cosiddetto atto di richiamo e non l’ha mai fatto, quindi noi siamo rimasti in Italia e lui in Argentina. Ad un certo punto, visto che non c’era il divorzio, nel momento in cui un uomo all’estero poteva fare ciò che voleva, mentre una donna in Italia non aveva diritti di nessun genere, mia madre è intervenuta in modo deciso e mio padre è stato quasi obbligato a tornare. Per fortuna entrambi i miei genitori erano giovanissimi, quindi la famiglia si è ricomposta e io ho altri tre fratelli”.

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