Allo Sprar di Curcuraci oltre ai migranti senza paga giornaliera lavoratori non pagati da 11 mesi

“Quanto verificatosi ieri sera presso lo Sprar Vulnerabili di Curcuraci, struttura di seconda accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in cui si trovano accolti, appunto, migranti appartenenti alla così detta categoria dei vulnerabili perché affetti da patologie fisiche o psichiche, non deve più ripetersi. Non solo nell’interesse dei beneficiari del servizio ma anche degli operatori che lì operano h 24”. Camera del lavoro e Funzione pubblica della Cgil, rispettivamente rappresentate dalla segretaria Clara Crocé, dal segretario generale Francesco Fucile e dal coordinatore del comparto Servizi sociali, Gianluca Gangemi – intervengono su quanto accaduto la scorsa notte a Curcuraci chiedendo all’Amministrazione comunale immediate soluzioni: “Se è vero, infatti, che i migranti non percepiscono, come sarebbe loro diritto da convenzione la diaria giornaliera, meglio nota come pocket money – affermano i rappresentanti sindacali – è altrettanto grave, cosa finora rimasta sotto silenzio nonostante i ripetuti solleciti inoltrati alla cooperativa Pro Alter che gestisce la struttura, che i lavoratori non percepiscono lo stipendio da ben 11 mesi. A ciò si aggiungono condizioni particolarmente complesse sul luogo di lavoro, considerando, ad esempio, che pur essendo in periodo invernale e registrandosi, quindi, soprattutto in quelle zone, temperature piuttosto rigide, non è possibile utilizzare l’impianto di riscaldamento perché non ben funzionante”. Una situazione a dir poco paradossale, ma purtroppo non nuova nel mondo del terzo settore, che necessita di essere affrontate in modo chiaro: “Non sono certo i lavoratori e migranti a poter pagare dei disservizi del sistema – spiega l’organizzazione sindacale – anche perché tutto ciò rischia di alimentare un clima di odio e di pregiudizio che certamente non fa bene al mondo dell’immigrazione e a coloro che ne fanno parte”. Nell’invitare quindi il Comune, nella persona dell’assessore Santisi ad affrontare il problema, Camera del lavoro ed Fp Cgil proclamano lo stato di agitazione dei lavoratori. “In mancanza di risposte – concludono i sindacalisti – i lavoratori si troveranno costretti ad interrompere il servizio, garantendo però ai beneficiari i servizi minimi previsti”.

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