Cutè fu ucciso perchè violò il codice mafioso, arrestati i fratelli Minardi

La Squadra Mobile di Messina ha eseguito un mandato di arresto per i fratelli ergastolani Giuseppe Minardi (inteso “Peppe u Tarantinu”) Giovanni Minardi (detto Giampiero), poichè ritenuti responsabili del delitto di Domenico Cutè (detto “U Sauru”), commesso a Messina il 25 gennaio del 2000 nel rione Giostra, con tre colpi di fucile da caccia. L’ordinanza scaturisce attraverso il riscontro di dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia. L’assassinio di Domenico Cutè – uomo radicato negli ambienti del rione Giostra e legato da vincoli parentali diretti con Giuseppe Gatto (detto Puccio), al tempo reggente della congrega mafiosa operante nel rione cittadino, nonché luogotenente del boss ergastolano irriducibile Luigi Galli (l’unico dei vecchi capi mafia di Messina a non intraprendere la collaborazione con la Giustizia) –  risulta essere eseguito materialmente da Giovanni Minardi (detto Giampiero), su ordine del fratello Giuseppe. Cutè sarebbe stato punito per dichiarazioni che avrebbe reso alla Polizia di Stato, nei confronti di Stefano Marchese, esponente della locale criminalità organizzata, ritenuto legato a Giuseppe Minardi, oltre che da vincoli criminali, da un rapporto di amicizia personale, rafforzatasi anche all’interno delle mura carcerarie in periodi di codetenzione (venne poi ucciso da Gaetano Barbera e Salvatore Irrera il 18 febbraio 2005, a seguito dei contrasti sorti proprio fra Minardi e Barbera), come emerso nelle attività investigative effettate sull’omicidio.

Le dichiarazioni accusatorie di Domenico Cutè rese alla Polizia, riguardavano l’autore di un altro omicidio (quello del salumiere Giovanni Postorino, ucciso nel corso di una rapina commessa il 24 gennaio 1994) ed erano finalizzate a scagionare il proprio figlio Antonino Natale Cutè, fermato nell’immediatezza del delitto e poi effettivamente rilasciato. Un quartiere complicato quello nel quale si consumò l’omicidio, oggetto da tempo di efferati delitti da parte di soggetti legati alla criminalità organizzata desiderosi di affermare la propria supremazia ed il proprio controllo sul territorio. Oggi, grazie al lavoro d’indagine dei poliziotti della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Messina, i responsabili dell’omicidio Cutè hanno un nome e un cognome. Un’azione, quella dei fratelli, programmata accuratamente e perseguita nel tempo nonostante i vari tentativi fatti non fossero andati a buon fine. Le ragioni dell’omicidio sono da ricercarsi nella violazione, da parte della vittima, del codice mafioso che imponeva l’omertà.

 

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