Negli spazi della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, innanzi a un folto pubblico, è stato presentato nel pomeriggio il volume di Vincenzo Bonaventura “Scrissi d’arte. Testimonianze più o meno utili sulle arti figurative a Messina (2008-2017 e qualche passo indietro)”, edizioni Pungitopo. Accanto all’autore Patrizia Danzè, docente e giornalista, e Mosè Previti, critico e storico dell’arte. Al saluto istituzionale della Dott.ssa Angela Pipitò, portavoce della Città Metropolitana, è seguito l’intervento di Nanni Ricevuto, Presidente della sede messinese dell’Unipegaso, grazie alla collaborazione della quale l’idea di Bonaventura si è concretizzata in un volume che documenta l’arte di un decennio a Messina.
Ricevuto riconosce all’autore una “brillantezza d’esposizione, una scrittura che trasuda di passione e di una indiscussa conoscenza specifica dell’arte”. Vincenzo Bonaventura ha di fatto trovato la chiave per parlare d’arte. E da questa considerazione parte Patrizia Danzè per passare dapprima in rassegna l’attività giornalistica di Bonaventura, che attualmente vive a Milano e che prosegue a collaborare con la Gazzetta del Sud, quindi per soffermarsi su quel volume che “non contiene barriere grafiche, paragrafi, capitoli e che è sobrio come il suo autore”, al quale Patrizia Danzè riconosce altresì la capacità di spalancare mondi, di sollecitare suggestioni e viaggi immaginari. Con la passione, la sincerità, l’emozione, lo stupore con i quali si fermano sulla carta le bellezze della vita.
“Uno zibaldone di pensieri, passeggiate d’arte, conversazioni storiche, psicologiche e filosofiche, riflessioni etiche sull’uomo e sulla società con quella incisività fulminante di giudizio che non è mai presunzione”, prosegue Patrizia Danzè. S’apre dunque il sipario su quell’universo dei critici che svolgono con umiltà e passione il proprio mestiere, condividendo la magia dell’arte e della cultura tout court. “Vincenzo Bonaventura ha affidato al pieno della scrittura il vuoto della dimenticanza” ed è per questo che Patrizia Danzè auspica un sequel di questa meravigliosa storia che ha raccontato l’autore, con quell’onestà che può appartenere solo agli intellettuali fuori dal mondo dei palazzi, delle lobby, eppure fortemente radicati nel mondo. “Non è un romanzo – conclude – ma la fluidità narrativa è da romanzo. Incipit es explicit sono fulminanti”.
Mosè Previti ha apprezzato il metodo adoperato da Bonaventura per spiegare l’Arte a lettori di cultura media. Le sue sono “testimonianze ragionate su esibizioni d’artista”. E rispondono all’intento di collegare la realtà artistica messinese a contesti internazionali. “L’arte – aggiunge Mosè Previti – richiede una certa sensibilità psicologica per decifrare la produzione di un artista. Bonaventura la possiede, insieme a quell’entusiasmo che non sfocia mai nella retorica. E sottili ed educate sono persino le sue stilettate. Stimoli che aprono connessioni”.
Vincenzo Bonaventura rispetta del resto gli artisti come solo i grandi critici sanno fare. Dalla sua prima recensione teatrale nel 1977, mai una critica routinaria. La sua maniera di rispettare il lavoro. Quella di riconoscere la fatica di chi si muove tra i terreni scoscesi del teatro o delle arti figurative.
In “Scrissi d’arte” Vincenzo Bonanventura segue le orme degli artisti che di Messina hanno fatto la loro dimora elettiva. Per restarvi, dopo esservi nati o esserne rimasti semplicemente avvinghiati. Fosse soltanto una raccolta di articoli risponderebbe a quell’intento autocelebrativo che l’autore vuole invece eludere, gettando piuttosto le basi per una ricostruzione decennale delle arti figurative a Messina. Gli articoli, pubblicati senza alcuna revisione, compongono pertanto il quadro d’un tempo e d’un luogo che accolgono la qualità e la perseveranza di artisti capaci di stare, malgrado le avversità, al passo con i tempi e sempre protesi verso un altrove sconfinato. Tra gli altri, Antonello, Filippo Juvarra, Caravaggio e Giulio Aristide Sartorio. Per ampliare gli orizzonti dei lettori e soprattutto serbar memoria di una Messina ospitale e generosa con l’arte. Uno spazio anche al collega Lucio Barbera, mentore e critico di molti artisti peloritani, in questo prezioso saggio che ben combina la fluidità della prosa giornalistica e gli indispensabili rallentamenti che richiede la critica d’arte.