Cessione Acr Messina, maxi delega a Digos e Guardia di finanza

Si indaga non solo nella città dello Stretto, ma anche in altri luoghi strategici della penisola e persino oltre confine

Il calcio, a Messina, è molto più di uno sport. È identità, passione, riscatto. Eppure oggi, quel pallone sembra rotolare in un campo minato fatto di carte false, trattative opache e accordi rimasti sulla carta. Al centro c’è la travagliata cessione dell’ACR Messina, che invece di rappresentare un nuovo inizio si è trasformata in un enigma giudiziario.

L’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Messina, sotto la guida dei magistrati Vito Di Giorgio e Fabrizio Monaco, ha ormai preso una piega decisa: Digos e Guardia di Finanza stanno operando su più fronti con una maxi-delega per acquisire tutta la documentazione utile a ricostruire la vicenda. Si indaga non solo nella città dello Stretto, ma anche in altri luoghi strategici della penisola e persino oltre confine.

Cessione solo sulla carta: mai versato un euro

Il passaggio dell’80% delle quote della società giallorossa al gruppo AAD Invest, con sede in Lussemburgo, è stato annunciato in pompa magna. Ma ben presto è emerso che, a fronte della firma, non sono mai stati versati i 2,5 milioni di euro pattuiti. I due rappresentanti della fiduciaria estera, Doudou Cissè e Alexandre Chateaux, sono oggi figure sotto osservazione, mentre la società resta impantanata in una gestione finanziaria mai decollata.

Le mensilità di febbraio non sono state pagate. I contributi del trimestre precedente neppure. Un colpo durissimo per giocatori, dipendenti e collaboratori che oggi si trovano sospesi, in attesa di risposte che tardano ad arrivare.

Esposto di Sciotto e nuove rivelazioni

A dare nuova linfa alle indagini è stato l’esposto presentato dall’ex patron Pietro Sciotto, che avrebbe denunciato presunte pressioni e minacce subite nel corso della trattativa. Una dichiarazione che ha alzato il livello dello scontro e aperto il fascicolo anche alle ipotesi di reati penali, come truffa aggravata e coercizione.

La Procura ha già avviato una serie di audizioni: tra i sentiti figurano l’attuale presidente Stefano Alaimo, l’ex allenatore Simone Banchieri e il segretario amministrativo Alessandro Failla. Il mosaico che si va componendo mostra una rete di responsabilità ancora da chiarire, ma con riflessi pesanti sull’immagine e sulla credibilità del club.

Ombre sul futuro del club

In tutto questo, l’ACR Messina è ancora in lotta per la permanenza in Serie C e disputerà la gara decisiva dei playout sabato a Foggia. Il destino sportivo potrebbe influire non poco su quello societario. Sembra, infatti, che in caso di salvezza ci sarebbero imprenditori disposti a rilevare la società.

Nel frattempo, i tifosi attendono. E sperano che, tra i faldoni sequestrati, le email scambiate e i contratti visionati, si possa finalmente ristabilire una verità limpida. Perché Messina merita un calcio pulito, trasparente, degno della sua storia. E della sua gente.

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