La guerra ai delfini e’ stata dichiarata. I pescatori delle Eolie stamane hanno incrociato braccia e reti e animato un’affollata assemblea nella sala consiliare di Lipari. Un centinaio gli operatori della piccola pesca presentatisi con mogli e figli. Gia’, perche’ la battaglia “all’ultimo totano” con i simpatici (ma non da queste parti) cetacei, e’ una lotta per la sopravvivenza. Sono tanti, sono troppi quelli che sguazzano nelle acque prospicienti l’arcipelago eoliano, di cui sono nei fatti diventati i padroni.
“Ladri di pesci e di futuro”, gridano gli esasperati pescatori radunati dal Consorzio Cogepa. Ad ascoltarli anche il sindaco Marco Giorgianni. Denunciano un crollo del pescato e del fatturato del 70 per cento. Bisogna agire e gli operatori chiedono un ristoro per quanto perso, per le reti strappate e per le spese che dovranno essere sostenute. Nella barche si pensa di installare dei sistemi acustici, dissuasori di ultima generazione, per tenere alla larga gli sgraditi cacciatori marini. E se le attrezzature – e’ il timore – allontanassero anche i pesci al centro del duello tra l’uomo e il delfino? Una guerra che si combatte tutte le sere, da mesi, sotto costa. L’intenzione e’ di procedere a oltranza nel fermo della pesca e di coinvolgere anche i colleghi della Calabria che accuserebbero lo stesso problema. Il 5 aprile il tema dovrebbe essere affrontato dalla Commissione pesca europea.
“Il disagio e’ forte e i pescatori pensano di fermarsi – dice Salvatore Rijtano, presidente del Cogepa Eolie – proprio nel periodo di avvio della campagna di pesca. Non sono nemici dei delfini, non vogliono ammazzarli, anzi li considerano una risorsa a patto che il fenomeno venga governato perche’ non riusciamo piu’ a garantire la sopravvivenza della categoria, con un calo del 70 per cento del pescato. Gli operatori hanno restituito le loro licenze e dichiarato la loro resa”. Un dramma che riguarda 250 pescatori e le loro famiglie nelle Eolie: “Non vogliono – conclude – una sovvenzione, ma continuare la loro attivita’, avanzano la richiesta dignitosa di potere lavorare, modificando anche la politica delle eccessive restrizioni che e’ parte del problema. La politica agisca. Non c’e’ piu’ tempo da perdere”.