Anime alla deriva in “Bastasi. Primo studio verso patruni e sutta” di Carullo-Minasi

Carullo-Minasi alle prese con Marivaux in “Bastasi. Primo studio verso patruni e sutta”, un progetto che non si ferma alla rielaborazione della drammaturgia del commediografo francese, ma che ne trasfigura piuttosto le sembianze. L’idea beckettiana di un luogo artificiale che possa accogliere azioni non naturali è recepita dal duo messinese probabilmente allo scopo di scandagliare gli aspetti più ributtanti della società senza la pretesa di migliorarla attraverso la lente deformante del teatro.
“L’isola degli schiavi”, che capovolgeva i ruoli di chi vi approdava, è dunque un mero pretesto per mettere in scena, e senza tanti preamboli, la difformità.
Trasposta sull’ambiguo orizzonte di un tempo senza coordinate e suggellata dalla presenza dei “bastasi” che, per loro natura, possiedono inusitata vigoria, la schiavitù assurge allora a metafora delle relazioni, mai perfettamente bilanciate, tra individui.
Lo scenario s’apre sugli esiti comunicativi che preludono alle vicende umane. Ed è Gaspare Balsamo a innescare, alla maniera che più gli è congeniale, Giuseppe Carullo, per cominciare quel gioco dialettico dei contrari che annulla le sfumature e legifera sulle parti.
“Patruni e sutta, sutta e patruni”. E vale per le donne, come per gli uomini. Al punto che il dialogo tra serva e padrona sull’isola vira verso il più arrogante sproloquio di Cristiana Minasi, nei panni della serva, letteralmente vomitato sulla silenziosa padrona, interpretata da Monica Alfieri.
Un bailamme di anime alla deriva, di repertori inediti e nuove maschere da indossare. Lì si insinuano gli istinti animaleschi dell’uomo: l’odio, la bramosia, la sete di vendetta, il più bieco egoismo. Lì si apprende come il fatale capovolgimento delle cose intraprenda i percorsi più scontati, per quanto terribili. E innanzi all’orrore addirittura crolla la cornice di drappi colorati che impreziosisce il finto quadretto di sociale.
All’orizzonte nuovi incontri, probabili relazioni, dialettica e la sempiterna alternanza di “patruni e sutta, sutta e patruni”.
“Bastasi”, andato in scena ieri ai Magazzini del sale, è un primo studio su quel mondo che si ha idea di poter osservare, ingrandendolo a dismisura in un contesto di per sé improbabile. La struttura su cui deve ergersi lo spettacolo merita tuttavia l’assestamento e una maggiore regolamentazione di tanta materia da esplorare, probabilmente eludendo ridondanze e imprimendo forza a un finale non esattamente efficace.
Le luci di Roberto Bonaventura, le scene e i costumi di Cinzia Muscolino hanno di fatto contribuito alla creazione di quell’imprenscindibile quadro barocco entro il quale accogliere i contrasti dei naufraghi sull’isola di Marivaux. Basta che l’energia, la creatività si trasformino in emozione perché il caos si ricomponga, perché la scena si emendi dalle imperfezioni, come non può accadere alla vita.

ARTICOLI CORRELATI

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

SEGUICI SUI NOSTRI CANALI SOCIAL

6,704FansLike
537FollowersFollow
1,057FollowersFollow
spot_img

ULTIMI ARTICOLI