E’ morto il presidente della Fondazione Architetti nel Mediterraneo Umberto Giorgio

Si è spento stamattina alle 6.00 l’arch. Umberto Giorgio, Presidente della Fondazione Architetti nel Mediterraneo dal novembre dello scorso anno. Il Presidente dell’Ordine degli Architetti Pino Falzea, tutto il Consiglio dell’Ordine e della Fondazione, gli impiegati di Segreteria e tutti gli Iscritti sono addolorati per la scomparsa del caro Umberto e si stringono in un abbraccio con la figlia Maria Teresa, anche lei architetto, e tutta la famiglia.
Quello di Umberto Giorgio fu un gradito ritorno nell’ambito della politica professionale degli architetti messinesi dato che, per quasi un decennio, aveva ricoperto la carica di Consigliere dell’Ordine.
Seppure in breve tempo, la Fondazione aveva assunto un ruolo centrale nel dibattito architettonico e culturale del nostro territorio provinciale. Il lavoro di squadra era la sua peculiarità e con queste attitudini umane, prima ancora che professionali, era riuscito con Ordine e Fondazione a sottoscrivere un protocollo d’intesa con l’INPS di Messina per il recupero e l’utilizzo della Galleria
In virtù della sua quarantennale attività, Umberto Giorgio aveva maturato una vasta esperienza nella progettazione architettonica ed urbanistica, nel restauro conservativo, nell’arredo urbano, nell’arredamento di interni e nella grafica; ma anche nel design, nell’allestimento di mostre espositive, scenari congressuali e apparati scenografici teatrali, nella promozione di eventi sul tema del patrimonio storico-architettonico del territorio.
Sempre attento alle vicende cittadine, ha partecipato attivamente al dibattito culturale attorno alle innumerevoli problematiche cittadine in materia di architettura e arredo urbano, manifestando liberamente le proprie opinioni, anche attraverso personali interventi sugli organi di stampa cittadini.
Umberto Giorgio è stato un convinto fautore dell’ Architettura “Eclettica”, ovvero lo stile che ha caratterizzato la ricostruzione di Messina dopo il 1908, uno stile per il quale rivendicava il riconoscimento del suo valore formale e della sua dignità estetica anche attraverso l’iscrizione, a pieno titolo, nel “patrimonio monumentale” cittadino, nonché la consequenziale, quanto indifferibile adozione di provvedimenti normativi in ordine alla tutela ed alla salvaguardia delle espressioni di questo stile unico.

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