Clan Off, “Così è (se vi pare)” chiude il laboratorio biennale di recitazione

Una realtà magmatica e in perenne divenire, la demolizione di qualsivoglia schema totalizzante, la polivalenza dello sguardo ovunque si poggi, le prospettive conseguentemente infinite. Questi i fondali di quel relativismo conoscitivo cui è giunto Luigi Pirandello dopo aver smantellato ogni soggettivismo che assurgesse a verità assoluta. Da qui l’incomunicabilità, la solitudine, la finzione nelle umane relazioni.
Misurarsi con il teatro del drammaturgo di Girgenti significa dunque apprendere non già la dinamica dei fatti da rappresentare quanto piuttosto l’intima convinzione di un caos che la scena si limita ad accogliere, essa stessa effigie della ancora più scompigliata realtà.
È pregevole pertanto il lavoro svolto da Giovanni Maria Currò e Mauro Failla, alle prese con l’adattamento e la regia di “Così è (se vi pare)” che ha tirato le fila sul laboratorio biennale di recitazione del Clan Off Teatro.
Sulla scena Elisabeth Agrillo, Martina Costa, Pasquale Cufari, Santi interdonato, Angelo Morabito, Stella Policastro, Nicola Sidoti e Liliana Romano, ai quali va riconosciuto il merito di aver lavorato seriamente e con grande professionalità al progetto.
Divano e poltrona rossi, specchi dentro cornici rosse. Un colore che mette in risalto lo spazio entro cui si snoda la vicenda di parole, chiacchiere e mancate verità. Alla penombra si affidano, invece, gli abiti di scena. Nella penombra si relegano gli attori prima che diventino personaggi. E quel passaggio di consegne tra vita e forma è rimarcato da un gioco di luci che immobilizza sulla soglia, che ferma l’immagine un attimo prima della grande pupazzata.
Su un veloce andirivieni di soggetti che si intrufolano nelle vite altrui, verosimilmente per colmare i vuoti propri, è imperniata la novella “La signora Frola e il signor Ponza, suo genero”, trasposta a teatro con l’unica pretesa di abdicare alla verità assoluta e dar prova di quel relativismo cui Pirandello piega persino l’identità personale.
Lamberto Laudisi, alter ego dello scrittore, ride fragorosamente sulla verità, dialoga allo specchio, trasuda quel lucido cinismo capace di veicolare le riflessioni esistenziali cui era giunto il Pirandello di “Così è (se vi pare)”.
Quando finalmente appare sulla scena la signora Ponza, di neri veli vestita, resiste il velo di Maja sulla realtà e in quel bisbigliato “io sono colei che mi si crede” s’infrange una volta per tutte l’umana illusione di poter possedere la verità.
Tre giorni di repliche e sold out negli spazi di via Trento, ora che la stagione teatrale e i laboratori annuali del Clan Off sono alle porte. Della professionalità, dell’impegno e della fatica con i quali Currò e Failla portano avanti i loro progetti ha dato ulteriore prova questa spettacolo che chiude sì un’esperienza ma che al contempo lascia presagire sempre nuovi traguardi.

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