La nuova condanna è stata decisa dalla corte d’assise d’appello
Nuova pena per Feres Bayar alla sbarra per l’omicidio di Massimo Canfora avvenuto il 18 agosto 2022 a Letojanni. Il 20enne di origini tunisine ma nato a Taormina ha concordato una pena di 16 anni e 8 mesi di reclusione. Restano invariati i risarcimenti alle parti civili. Il fratello Fabio dovrà essere risarcito di 50.000 euro, 20.000 euro ciascuno per la sorella Elvira e il fratello Francesco.
L’omicidio avvenne in un contesto di incontri sessuali e cocaina. L’operatore ecologico della Loveral fu ucciso a coltellate e le indagini che portarono al 20enne furono relativamente brevi.
I primissimi accertamenti, svolti dai militari mediante l’ascolto di alcuni testimoni, portarono gli investigatori sulle tracce del giovane che era stato notato allontanarsi velocemente dall’abitazione della vittima.
I Carabinieri lo rintracciarono, dopo poco, presso la sua abitazione di Letojanni, con una vistosa ferita di arma da taglio sulla mano, ancora sanguinante. Gli uomini in divisa eseguirono una perquisizione rinvenendo alcuni indumenti sporchi di sangue, che furono sottoposti a sequestro per le successive analisi di laboratorio.
Le telecamere di videosorveglianza lungo la via di fuga, confermarono la compatibilità degli indumenti con quelli indossati dal giovane. Il sopralluogo effettuato dagli uomini del R.I.S. dei Carabinieri di Messina permise di repertare diverse tracce ematiche all’interno dell’abitazione della vittima. Fu ritrovata fianco al cadavere l’arma del delitto, ovvero un coltello da cucina con una lama di circa 10 cm, ancora intriso di sangue.
Il giovane interrogato dal Pm rilasciò una dichiarazione diversa da quella dei testimoni oculari. Pertanto, il magistrato, per evitare pericoli di fuga, decise di emettere un provvedimento di fermo d’indiziato di delitto nei suoi confronti.
Furono ascoltati diversi testimoni e venne disposto il fermo giudiziario. Il ragazzo diede una versione dei fatti contrastante con le testimonianze raccolte e la terza versione convinse il gip Simona Finocchiaro a convalidare il fermo.
Il magistrato ricostruì i fatti su quanto accaduto in via Nenzi 8. Il giovane era nell’appartamento sottostante a quello di Canfora e si trovava con due amici per assumere cocaina. Nel terzo interrogatorio Bayar confermò di avere assunto la sostanza stupefacente, ma accusò un amico di aver commesso l’omicidio. Dalle testimonianze acquisite, l’amico, invece, si era recato nell’appartamento per aiutare la vittima dopo aver udito le urla di aiuto.
Il gip, nella sua relazione, ritenne che il movente dell’omicidio “deve individuarsi verosimilmente in contrasti economici sorti nell’ambito di una relazione omosessuale occasionale tra la persona offesa e l’indagato, il quale a sua volta si trovava in stato di alterazione psicofisica per aver fatto uso di cocaina”.
Adesso è arrivata la nuova condanna emessa dalla corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Carmelo Blatti (a latere Daria Orlandi) che dovrebbe essere quella definitiva.