Il progetto “Cuori Ribelli” è stato curato dal team Cardiochirurgia Pediatrica
“Si è conclusa la seconda missione chirurgica del Team di Cardiochirurgia Pediatrica dell’ospedale San Vincenzo di Taormina nell’ambito del progetto “Cuori Ribelli” in Camerun, a Yaoundé, presso l’Hôpital Général.
Nell’ultima missione sono stati guariti 26 bimbi e, complessivamente, anche con la precedente missione, abbiamo guarito 50 bambini. Ad oggi, tutti i pazienti operati sono stati dimessi al proprio domicilio”.
A dirlo è il dott. Salvatore Maria Antonio Agati, Capo Missione in Camerun. “Il progetto “Cuori Ribelli” – prosegue Agati – aveva come obiettivo principale quello di garantire l’accesso a cure cardiologiche gratuiteano. I pazienti provenieniv da fasce sociali svantaggiate, che altrimenti non potrebbero ricevere trattamenti adeguati.
Tra le principali attività, interventi cardiochirurgici gratuiti in Camerun, creando le condizioni necessarie per offrire interventi salvavita. E’ stata data un’opportunità di cura a chi ne è privo, contribuendo a ridurre le disuguaglianze nel sistema sanitario.
Abbiamo anche organizzato il trasferimento in Italia dei pazienti con condizioni cardiologiche più gravi. E’ stato consentito loro di ricevere trattamenti avanzati e chirurgia complessa, che non sono disponibili nel loro paese di origine.
Infine, abbiamo lavorato al potenziamento delle competenze locali. Un aspetto fondamentale del progetto è l’investimento nella formazione del personale medico e sanitario locale. L’obiettivo è di accrescere la capacità di eseguire interventi di cardiochirurgia pediatrica in Camerun.
Ciò non solo migliorerà la qualità delle cure immediate, ma contribuirà anche a formare una rete locale di specialisti, garantendo continuità e sostenibilità nel lungo periodo.
“Cuori Ribelli” risponde a un bisogno urgente di cure sanitarie, ma promuove anche la crescita delle competenze locali, favorendo l’autosufficienza del sistema sanitario nel tempo. “Il coordinatore del progetto è Enzo Palumbo, Presidente e fondatore della Ong “Una Voce Per Padre Pio”.
Il team Italiano era composto da un cardiochirurgo, due cardiologi, un neonatologo, un anestesista, due perfusionisti, tre infermieri di REA, due intensivisti, e due strumentisti.
Il team locale, invece, comprendeva tre cardiologi, due chirurghi toracici e cardiovascolari, tre anestesisti-rianimatori, due perfusionisti, due strumentisti, due anestesisti e otto infermieri di rianimazione.
“In ospedale in Camerun – prosegue Agati – in quest’ultima missione abbiamo utilizzato un modulo di ICU con sette letti monitorati, una sala operatoria e un reparto di degenza ordinaria pre e postoperatoria di 14 letti.
Abbiamo effettuato uno screening cardiologico di secondo livello su 60 pazienti. I pazienti sono stati arruolati in una lista operatoria per interventi da eseguire in Camerun. Un’altra lista lista contiene i pazienti da trattare in Italia per interventi più complessi.
La missione, suddivisa in due comparti, ci ha permesso di eseguire interventi caratterizzati dal fatto che tutti i pazienti operati presentavano una cardiopatia congenita in ‘storia naturale’.
Questo aspetto è fondamentale poiché i bambini presentano delle caratteristiche anatomiche del cuore e un grado di coinvolgimento dell’intera struttura corporea peculiare.
Pertanto, anche eseguire una ‘semplice’ chiusura di un dotto arterioso di Botallo rappresenta un elevatissimo rischio connesso alla dimensione del dotto e al grado di danno al circolo polmonare e all’intero sviluppo corporeo del bambino.
La stessa considerazione si può estendere al trattamento della tetralogia di Fallot, che si accompagna a cianosi moderato-severa di tutti gli organi e apparati, fino alla risoluzione chirurgica consigliata tra i 4 e i 6 mesi di vita. Molti dei pazienti operati a Yaoundé avevano un’età superiore ai tre anni.
Tutte le sessioni chirurgiche sono state condivise (diagnosi, indicazione, timing, tecniche di anestesia e rianimazione, procedure chirurgiche e gestione della circolazione extracorporea) con il personale sanitario locale”.