Tra i beni sequestrati anche un antico podere nobiliare in Toscana con annessa una cappella sconsacrata
La Guardia di Finanza di Messina, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito un maxi sequestro di beni per un valore complessivo stimato in oltre 30 milioni di euro nei confronti dell’ex avvocato messinese Andrea Lo Castro e dell’avv. Francesco Bagnato.
Gli accertamenti svolti hanno fatto emergere fin da subito il ruolo di rilievo svolto dall’ex avvocato che per anni avrebbe messo a disposizione le proprie competenze professionali a favore di esponenti della criminalità organizzata.
Da qui è partita l’analisi puntuale di tutte le attività investigative che lo avevano riguardato ed è stato possibile ricostruire un complessivo profilo di pericolosità sociale.
Partendo da questo presupposto si è poi potuto determinare che i beni di cui lo stesso disponeva direttamente o indirettamente, non troverebbero giustificazione nei redditi nel tempo dichiarati. Questi sarebbero stati accumulati perché frutto di attività illecite.
La pericolosità sociale risulta dalle evidenze giudiziarie emerse nell’indagine “BETA”, risalente al 2013 e condotta dalla Procura di Messina. All’epoca l’ex avvocato fu condannato a 9 anni per concorso esterno nel delitto di associazione mafiosa. I giudici ritennero che Lo Catro aveva fornito un contributo al perseguimento degli scopi del clan Santapaola- Ercolano.
L’avvocato – successivamente radiato dall’albo, avrebbe quindi assicurato nel tempo all’associazione mafiosa un’assistenza tecnico legale completa. Ma avrebbe partecipato direttamente alla commissione di taluni reati.
La misura di prevenzione patrimoniale ha avuto ad oggetto complessivamente, sette compendi aziendali comprensivi dei relativi beni patrimoniali. Una partecipazione di capitale sociale, una polizza, un conto corrente, quarantanove beni immobili tra cui alcuni di notevole valore e pregio. Un motociclo, nella disponibilità diretta e indiretta o comunque riconducibili ai proposti, per un valore complessivo di stima pari a 30 milioni di euro.
Tra i beni sequestrati anche un tipico podere nobiliare, immerso nel verde della Toscana. Questi è composto da una casa colonica ed abbellito da una pregevole cappella sconsacrata. Si ritiene possa coincidere con un’antica rocca risalente al Medioevo. In base alle ricerche storiche, l’immobile sarebbe appartenuto alla famiglia Chigi. La famiglia nobiliare fece erigere anche la chiesa ancora esistente dedicata a San Bartolomeo. La Chiesa, ad unica navata, risale al 1200.